Breve e significativa l’esperienza in giallorosso, più lunga e profonda quella in nerazzurro, fatta sia da calciatore sia da allenatore. Cesare Prandelli è uno dei tanti fili rossi che unisce Bergamo e Roma, un filo che si intreccerà a doppio nodo sabato sera nel freddo del Gewiss Stadium. L’ex ct della nazionale italiana ha presentato a forzaroma.info la sfida tra Atalanta e Roma, match dove ci saranno in palio punti importanti per il posizionamento Champions.
Mister, tatticamente sarà una partita interessante. La Roma arriva forse nel suo momento peggiore della stagione, l’Atalanta attraversa un ottimo periodo di forma, ma in casa ha sofferto nell’ultimo periodo. Che partita sarà?
“L’Atalanta affronta tutte le squadre allo stesso modo. Cerca di imporre il proprio gioco e cerca di avere il predominio in tutte le zone del campo. I difensori anticipano e partecipano all’azione, quindi è una squadra con un marchio e una identità ben precisa, sia che giochi in casa sia che giochi in trasferta. E’ chiaro che in casa, con qualche spazio in meno, può fare più fatica, soprattutto con la mancanza di Ilicic o Gomez. La Roma è in un momento particolare, deve ritrovare quella sicurezza e quella convinzione che magari aveva prima e che in questo momento ha perso”.
Si è dato una motivazione per questo crollo quasi verticale dei giallorossi nel 2020?
“Non parlerei di crollo verticale sinceramente. Il problema è che in Italia le altre squadre ti studiano, ti aspettano, ti valutano, ti capiscono e di conseguenza riescono a metterti in difficoltà. Per questo rimaniamo uno dei campionati più difficili e tattici. Quello della Roma è un momento di difficoltà, dove magari qualche certezza si è persa, complice anche il sistema di gioco e quindi i giocatori devono ritrovare il passo. Non sono crollati però”.
Pensando a questo sembra che Fonseca possa riproporre il 4-1-4-1, anche per dare maggior copertura a una difesa apparsa più porosa rispetto alla prima parte di stagione.
“Sinceramente i numeri non mi sono mai piaciuti, perché l’importante è poi l’interpretazione che dai a un sistema di gioco. Ad esempio quella del 4-1-4-1 dipende molto dalle caratteristiche degli esterni bassi. All’inizio la Roma giocava con due difensori che si aprivano e due laterali che si alzavano molto e il mediano che entrava tra i centrali. Aveva un’idea ben precisa e ha fatto partite di ottima qualità. Poi cambiando qualche interprete devi gioco forza modificare qualcosa, perché non tutti hanno le stesse caratteristiche. Sarà decisivo il rendimento degli esterni”.
A proposito di esterni, sulla sinistra Fonseca ha alternato Kolarov e Spinazzola. Il primo magari ha più personalità e leadership, il secondo più gamba ed esplosività. A chi si affiderebbe lei in un momento del genere?
“Perché, Fonseca non può affidarsi a tutti e due!? Scherzi a parte, è l’allenatore che decide. Soprattutto perché vede quotidianamente i suoi calciatori e lavora ogni giorno con loro. Sono due giocatori diversi. Kolarov ha un piede incredibile, una grande qualità di gioco in qualsiasi zona del campo e una personalità spiccata. Spinazzola ha un po’ più di brillantezza fisica, ma dipenderà sempre da che partita vorrà fare Fonseca tatticamente”.
Dalla difesa la porto all’attacco. Sbagliamo a dire che Dzeko al momento soffre un po’ di solitudine? Manca forse l’apporto degli altri?
“Dzeko è uno dei centravanti più forti del campionato. Ha forza, ha tecnica, vede gioco, ti fa salire e segna. E’ chiaro che non puoi pensare che porti sempre la croce in avanti. Sarebbe utile trovare un giocatore che gli possa giocare più vicino”.
Uno alla Mkhitaryan…
“Sì, sarebbe molto interessante come soluzione tattica. E’ un calciatore che attacca gli spazi, che dà profondità e sa sorprendere alle spalle la difesa. Potrebbe essere il giocatore ideale come spalla di Dzeko”.
Come sta vedendo invece Fonseca in questo suo primo anno e, nello specifico, in questo momento di difficoltà stagionale?
“Appena arrivato era la novità. All’inizio ho visto un calcio propositivo, gran palleggio e idee importanti. Adesso gli avversari hanno capito e riescono a spezzare la fonte del gioco e per questo ci sono delle difficoltà, imputabili anche a un calo fisico dei giocatori. La Roma ha un ottima squadra e un ottimo allenatore, che saprà trovare il modo per valorizzare ancora di più i suoi calciatori”.
Mancini e Cristante hanno fatto anni importanti all’Atalanta, in un sistema quasi perfetto come quello di Gasperini. La Roma li ha prelevati investendo molto e spesso ci si è interrogati sul loro rendimento non sempre impeccabile. Lei si aspettava che avrebbero avuto qualche difficoltà fuori da quel contesto bergamasco?
“Quando vai a prendere giocatori da una squadra quasi perfetta, giocatori incastrati nei ruoli giusti, e pensi di adattarli in posizioni diverse rischi di trovare difficoltà. Questa è la considerazione da fare. Mancini e Cristante hanno dimostrato di valere la nazionale, hanno un futuro davanti e quindi con una valutazione alta. Mettendoli in un sistema di gioco diverso devi capire bene come farli rendere al meglio senza far diminuire il loro valore, anche perché si stanno giocando la convocazione europea. Questo aspetto però non deve essere un limite. Un giocatore forte deve esserlo in qualsiasi sistema di gioco e dopo qualche mese deve riuscire ad adattarsi al cambiamento. Deve tirare fuori qualcosa di proprio”.
Ieri Petrachi ha usato toni incisivi in conferenza, parlando anche dell’intervallo della sfida di Reggio Emilia con il Sassuolo. In quell’occasione il diesse si è fatto sentire nello spogliatoio scavalcando – a detta di molti – il ruolo del tecnico. Quale è il confine in questi casi?
“Dipende tutto dal rapporto che si instaura tra l’allenatore e il direttore. Se il rapporto è trasparente e chiaro penso addirittura che sia un aspetto positivo per la squadra. E’ meglio quando ci sono più persone che cercano di motivare e di stimolare i calciatori. Non vedo nessun tipo di problema”.
A Roma si è parlato di scandalo e di ingerenza addirittura…
“Assolutamente no. Se Petrachi lo ha fatto vuol dire che aveva una condivisione di intenti con il mister per quel che riguarda la gestione del gruppo. L’allenatore non decide tutto in ogni situazione. I direttori che hanno carattere e personalità sono importanti in un contesto organizzato. L’importante è che ci sia stata chiarezza di rapporti e di comportamenti all’inizio, poi tutti possono far tutto per il bene della squadra”.
Lei ha avuto un’esperienza a Valencia, squadra dove adesso c’è Alessandro Florenzi. L’ex Roma ha preso questa decisione per non perdere gli Europei. Da ex ct condivide questa scelta?
“Devo essere sincero. Mi è dispiaciuto molto vedere Florenzi andare via da Roma. La formula è stata chiara, con questo prestito secco per trovare continuità e giocarsi le chance per l’Europeo. Adesso si deve immedesimare in una realtà diversa, perché in Spagna giocano a calcio sempre e in ogni ruolo. Lui sa farlo, sa spingere, sa lottare. E’ un giocatore di carattere e questa con il Valencia può essere per lui una bellissima esperienza. Potrà mettere a disposizione la sua duttilità, perché può interpretare tre ruoli: esterno basso, alto o interno di centrocampo. Io l’ho avuto in Nazionale, sono stato uno dei primi a proporgli di giocare un po’ più arretrato. Lui non era molto convinto però gli ho consigliato vivamente di specializzarsi il prima possibile. Io so cosa vuol dire essere un jolly tattico, quando giocavo tutti mi volevano perché ero duttile, soprattutto nel calcio di una volta dove le panchine erano un po’ più corte. Alla fine però, soprattutto oggi, devi trovare il tuo ruolo, il tuo spazio e la tua sicurezza”.
Ha sottolineato i dubbi iniziali che aveva Florenzi nell’interpretazione del terzino. Forse, inconsciamente, non ha mai accettato questo ruolo che poi invece ha ricoperto per tantissimo tempo?
“Inconsciamente può essere che non lo abbia mai accettato. E questo è un grande peccato, perché in quella posizione ha fatto partite importanti e gol incredibili, come quello con il Barcellona. Ha fatto cose meravigliose. Probabilmente avrebbe reso di più se fosse stato messo nelle condizioni tattiche di esprimersi meglio, magari con un esterno più bloccato sull’altra fascia in modo tale da poter sfruttare in maniera clamorosa le sue capacità”.
Mister, chiudiamo il cerchio tornando all’inizio. Alla sfida tra Roma e Atalanta. E’ quest’ultima adesso la favorita per il quarto posto, visto che le prime tre ormai sembrano scappate?
“Juventus, Inter e Lazio stanno andando velocissime e credo sia molto difficile recuperarle. Per quanto riguarda lo scontro di classifica tra Atalanta e Roma credo invece che se la giocheranno fino alla fine”.