Se non ci fosse stato Ronaldo sarebbe stata un’altra sconfitta. Una giocata magica, in rovesciata, del portoghese è andata a sbattere contro il braccio aperto di Calabria. Rigore e trasformazione da repertorio di CR7. Il resto è poco, direi nulla. La solita distrazione difensiva e la Juventus ha rischiato di buscarle anche in undici contro dieci, dopo l’espulsione di Hernandez a venti dalla fine. Difficile giustificare l’errore di concentrazione di De Sciglio che non ha e mai ha avuto la rabbia e la sporcizia tecnica per risolvere situazioni delicate, il gol di Rebic è stato elementare nell’esecuzione ed emblematico per illustrare lo stato dell’essere juventino, assolutamente deficiente e ormai in crisi chiara. Molta circolazione di palla ma più forma che sostanza, come piace forse a Sarri, Juventus veloce di gamba e di testa, l’assenza di un centravanti vero, anche se sgonfio come l’ultimo Higuain poi entrato, ha costretto Dybala a lavorare per tre e Ronaldo a muoversi proprio in zona centrale. Ma ho avuto la conferma che la squadra non riesca ad andare per linee verticali, per una cattiva abitudine imposta dal tecnico, visto come arroccano le difese avversarie sarebbe opportuna la conclusione dalla distanza ma probabilmente è uno schema non previsto, anzi vietato dalle regole del toscano. L’avvio del Milan è stato tipo derby, potente e prepotente essendo chiaro il divario tecnico con l’avversario, la terza linea rossonera non ha dovuto faticare moltissimo considerato il fumo sollevato dal gioco bianconero, al limite di schemi maniacali in spazi strettissimi ma con un solo tiro, di Cuadrado, verso la porta, a conferma della latitanza juventina sul fronte di offesa. E’ questo un problema che Sarri deve affrontare, capire, risolvere, anche perché se l’attacco non castiga la difesa va sempre in esaurimento nervoso e dispendio di energie fisiche, risolte da Buffon con perizia e classe, fino al gol. La difesa si trova spesso in handicap per l’assenza di un mediano vero che supporti il lavoro di Matuidi, dal momento che Pjanic e Ramsey sono poco adatti, se non pericolosi, nella zona vicina all’area di rigore. L’uscita bizzarra di Emre Can, l’infortunio di Khedira e il lento rodaggio di Rabiot, insieme con le bizze di Bentancur che a ventidue anni continua a essere una promessa con atteggiamenti indisponenti, privano la squadra di una identità definita e costante in mezzo al campo che è la zona cosiddetta nevralgica del gioco, nelle due fasi. E così la Juventus che cerca di riprendersi dalle batoste non sembra avere ancora le vitamine necessarie, fisiche e mentali.
Le assenze per squalifica di Ibrahimovic, Hernandez e Castillejo nella partita di ritorno, tolgono al Milan uomini importantissimi ma non è certo questo un alibi che possa o debba spingere la Juventus a una prestazione superiore a quella di San Siro. Uno dei punti da chiarire è la condizione di Ramsey e la sua posizione che, anche a Milano, non è stata lucida e costante. Aggettivi che sono ideali per la coppia di arbitri, Valeri in campo e Nasca al Var, in linea con la mediocrita? del gruppo di Nicchi e Rizzoli. Il rigore finale è giusto ma illogico. Le ultime direttive di Gravina sul challenge, la chiamata delle squadre per i casi più contesi, è una manovra politico-elettorale che intossicherà ancora di più il calcio. Aveva ragione Bill Shankly, grandissima figura del football britannico con il Liverpool: «Gli arbitri conoscono le regole ma non conoscono il gioco».