A tu per tu con la punta della Fiorentina: “Zlatan era il mio mito. Camminavo come lui, ma non per imitarlo. Chiesa? Ci frequentiamo anche fuori dal campo. Abbiamo creato un bel gruppetto di amici affiatati
Alla fine della partita proverò a scambiare la maglia con Ibra. Lui è un mito. Lo amo. Io amo poche persone. La mia famiglia, naturalmente. Poi, tra queste poche c’è sicuramente il campione del Milan. È la prima volta che gioco contro di lui. Anzi, è la prima volta che lo vedo dal vivo». Zlatan ha un appuntamento fissato per domani al Franchi. C’è un ragazzo del Duemila che è cresciuto calcisticamente seguendo le sue imprese e che gli andrà a chiedere la maglia. Gliela regali con un sorriso. Difficile trovare un ammiratore più appassionato. Dusan Vlahovic è un ragazzone dalla faccia pulita. Che sta crescendo in fretta. Quando parla di Ibra gli occhi si illuminano. E la voce cambia tono. Sembra quasi emozionato. Al Partizan lo avevano etichettato come l’erede del fenomeno svedese. Compagni di squadra, dirigenti, giornalisti, tifosi. Tutti lo stesso paragone. Ma questa etichetta lo accompagna, addirittura, da quando aveva sette-otto anni. “I miei amici – racconta sorridendo – mi chiamavano Ibra perché come Zlatan camminavo con i piedi larghi. Ma non era per imitare il mio mito. Mi veniva così, naturale. Io seguo il campione svedese da quando giocava nell’Inter. Maglia numero 8. Poi, l’ho accompagnato da tifoso nella sua avventura al Barcellona e nell’esperienza americana. E ora il Milan”.