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Coronavirus, Juve-Inter a porte chiuse?

TORINOJuventusInter è difficile, forse impossibile da rinviare. La carenza di date disponibili per recuperare eventualmente il derby d’Italia, previsto per domenica sera, rende alte, se non proprio altissime, le probabilità che i giocatori scendano in campo per la sfida scudetto. Il problema è capire se intorno a loro ci saranno i quarantaduemila tifosi previsti o lo spettrale scenario degli spalti vuoti. In questo momento le porte chiuse sembrano avere qualche possibilità in più rispetto al regolare svolgimento con il pubblico, ma il mondo dello sport e del calcio in particolare sta cercando qualsiasi spiraglio possibile per evitare questa drastica soluzione. Si registrerebbero, infatti, danni di varia natura: a livello di immagine, mandare nel mondo le immagini del derby d’Italia (previsti 500 milioni di spettatori televisivi globali) senza gente in tribuna per l’allarme Coronavirus sarebbe infatti un segnale non certo incoraggiante; a livello economico la Juventus ci rimetterebbe quasi cinque milioni di incasso; i tifosi dovrebbero rinunciare a uno spettacolo unico e attesissimo; infine, una partita che potrebbe decidere le sorti del campionato andrebbe in scena senza il legittimo vantaggio da parte dei bianconeri di avere il loro pubblico (visto che all’andata, a San Siro, si giocò in modo regolare) a sostenerli.

Ecco perché lo stesso Giovanni Malagò ha espresso tutta la sua perplessità verso la soluzione delle porte chiuse, lasciando tuttavia la decisione finale alle Prefetture e alle autorità competenti. Nessuno vuole giocare a porte chiuse, insomma, ma il semplice rinvio come è accaduto per Inter-Samp è problematico, a fronte di un calendario fittissimo (soprattutto nell’ipotesi che la Juventus e l’Inter vadano avanti nelle rispettive competizioni europee e tenuto conto dei loro impegni in Coppa Italia). Va poi sottolineato come tutto sia comunque in mano alle istituzioni politiche e sanitarie: le decisioni assunte da chi ne è al comando non sono granché sindacabili da una società di calcio.

Ecco perché la Juventus resta in attesa di evoluzioni e decisioni, per poi prendere i provvedimenti che dipendono direttamente dal club. Intanto, seguendo l’ordinanza della Regione Piemonte, la Juventus ha chiuso il suo museo fino a sabato 29. Lasciando, quindi, la possibilità che domenica sia tutto normale allo Stadium. Che poi è quanto si può leggere fra le righe delle parole pronunciate da Giuseppe Conte: «Soffriremo un poco, ma in questo momento non saprei dire se la prossima settimana continueremo con le stesse misure», ha detto il premier rispondendo a una domanda sulla possibilità che le partite di calcio vengano sospese anche la prossima settimana. «Le nostre decisioni le assumiamo sulla base della valutazione dei tecnici e degli esperti. Vedremo e monitoreremo l’evoluzione del contagio del virus e valuteremo. Un forte effetto-contenimento ci rassicurerebbe, ma non credo che potremo allentare nel giro di qualche giorno». Ovvero, se l’emergenza delle ultime 48 ore dovesse regredire, Juventus-Inter si svolgerebbe regolarmente. Altrimenti le porte chiuse rimangono l’alternativa. Un’alternativa non certo esaltante, ma probabilmente obbligata.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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