TORINO – Un’eternità. Sembra che sia trascorsa un’eternità da quando si litigava su Juventus-Inter a porte aperte o a porte chiuse, da quando si disquisiva su chi dovesse decidere (e chissà chi lo deve decidere, se non una autorità…) di fermare il calcio o da quando si giocavano le partite di Champions che nascondevano il demone tra la gioia dei tifosi. Invece sono trascorsi “solo” 35 giorni. Ma non sono stati giorni qualunque. Sono stati giorni durante i quali la dolorosa conta dei morti, almeno di quelli ufficiali, ha raggiunto la devastane quota 20 mila, giorni che hanno costretto l’Italia e via via il mondo intero a misurarsi nell’esperienza alienante dell’isolamento. Giorni che hanno piegato l’economia. Giorni che sono diventati uno snodo nella storia. In un contesto in cui regnano incertezze, l’unica cosa su cui gli esperti concordano è infatti che il mondo dopo il coronavirus sarà diverso da oggi. La recessione successiva al Covid-19 potrebbe fornire un catalizzatore per impulsi disgregatori o, al contrario, un’opportunità per rimediare agli errori degli ultimi anni. Perché ogni crisi, alla fine, è una opportunità come certifica l’etimo stesso della parola: dal latino “krisis”, appunto “opportunità”. Il calcio, ovviamente, non sfugge a queste dinamiche e ne è stato sconvolto dalle fondamenta già fragili per se stesse. Come ogni azienda e come ogni essere umano che si senta parte del consesso civile, cerca di programmare la ripartenza anche se, non ci stancheremo mai di ribadirlo, “calcio” è un termine che comprende realtà eterogenee: troppo diversi gli orizzonti di riferimento della Serie A rispetto a quelli della Serie C e dei Dilettanti. Ai primi, qui, ci riferiamo.
LE PREVISIONI – Intanto una premessa: le principali federazioni vogliono portare a termine i campionati: sia per ammortizzare il più possibile il danno economico, sia per non minare la regolarità dei tornei ed evitare il rischio di ricorsi a pioggia riguardo a promozioni e retrocessioni. Hanno l’appoggio della Fifa, che ha dilatato i tempi delle scadenze dei contratti e ha liberalizzato le “finestre” di mercato, e dell’Uefa che ha lo stesso interesse per quanto riguarda Champions ed Europa League e che ha spostato di un anno l’Europeo. In questi giorni “sospesi” tra il dolore e l’attesa ci sono state, sarebbe ipocrita negarlo, le posizioni di chi avrebbe voluto ripartire e quelle di chi considera già conclusa la stagione.