«Sono appena arrivato a Milano, dopo due mesi rivedo la mia famiglia. Ma tra due tre giorni ritorno a Pescara: i ragazzi hanno ripreso ad allenarsi e, speriamo, che dal 18 possano ripartire gli allenamenti collettivi». Nicola Legrottaglie, alla guida del Pescara, può guardare alla serie A con gli occhi del tecnico e, da ex bianconero, fare alcune riflessioni sulla sua ex squadra.
Legrottaglie, quali vantaggi o svantaggi può avere la capolista Juventus dall’eventuale ripresa del campionato?
«E’ difficile dirlo a priori perché ci troviamo di fronte a una situazione irreale, che nessuno ha mai vissuto. Uno stop prolungato può portare a svantaggi non soltanto fisici ma anche mentali. Non basta allenarsi, ma occorre guardare all’aspetto psicologico. Non siamo delle macchine, il corpo è un organismo complesso, il fisico, la mente, la tattica e la tecnica sono quattro funzioni collegate tra loro».
Si metta nei panni di Sarri: se Higuain non dovesse tornare come organizzerebbe il finale di stagione in attacco?
«Premessa: qualsiasi decisione, dovuta a questioni familiari o a contraccolpi psicologici, va rispettata. A parte questo, la Juve può ovviare alla mancanza del Pipita: penso a un attacco con Cristiano Ronaldo e Dybala, a cui aggiungere Douglas Costa per il tridente. Può reggere sicuramente per 12 partite: i bianconeri hanno una rosa tale che sono avvantaggiati rispetto alle rivali, tanto più che, primo dello stop, li ho visti più in palla e hanno acquisito maggiormente i concetti tattici di Sarri. L’unica preoccupazione può arrivare dall’entusiasmo della Lazio, mentre l’Inter deve riprendersi. C’è però un fattore da non sottovalutare nella corsa allo scudetto: le partite a porte chiuse».
Lei ha visto crescere Chiellini alla Juve: si intuiva fin dall’inizio che potesse diventare un super difensore e un leader?
«Chiellini viene preso nel 2003, ma arriva alla Juve nel 2005 con Capello: quello che mi ha subito impressionato di lui è stata la forza fisica, devastante. Era un “animale” in grado di reggere qualsiasi forza d’urto. Doveva soltanto migliorare nella tecnica, era un po’ grezzo. E non sono meravigliato che si sia anche laureato: aveva una gran testa».
Come evolve da terzino a centrale?
«Beh, si può dire che l’ho incoraggiato io. Era l’anno della B, fu Deschamps a provarlo da centrale, non ricordo se in un’amichevole o in campionato. Lì ho capito che avrebbe avuto un futuro in quella posizione. La conferma arriva quando ci toccò giocare noi due centrali a Napoli, dove mi feci pure male: dimostrò di possedere ottime qualità tanto che, una volta in palestra, gli dissi “mi raccomando, chiedi di spostarti al centro, puoi diventare uno dei più forti al mondo”».
Ha seguito il suggerimento…
«Sì,ma non fu così semplice: poi in panchina arrivò Ranieri, che faceva giocare centrali Andrade e Criscito. Prima di una partita, in cui l’allenatore doveva cambiare qualcosa per via di alcuni infortuni, andai da lui per suggerirgli di far giocare Chiellini al centro con me. Ranieri mi diede fiducia e Chiello fu straordinario: insieme ci integravamo alla perfezione. Lui era prorompente nell’uno contro uno, io avevo visione di gioco». […]
I miglior interventi difensivi di Giorgio Chiellini