Ottavio Bianchi, un uomo che ha passato mezzo secolo nel calcio. L’allenatore del primo scudetto fra presente e passato. Le sue parole sono state riportate da Sky Sport. Il tecnico azzurro non si sottrae alle domande, anche quelle più scomode. “Se dovessi scegliere un allenatore fra i primi tre in campionato guarderei alla squadra a disposizione. La squadra esperta la consegnerei a Conte. A Sarri darei le star, mentre a Inzaghi affiderei una squadra forte e di prospettiva con uno zoccolo duro di livello e poi vari innesti per vincere entro qualche anno senza ansia o fretta”.
EMOZIONI – Ottavio Bianchi è raccontato da sua figlia Camilla. Lui ci scherza su. “Mancava solo che il maschio facesse l’arbitro. Non ho mai avuto un grande feeling con giornalisti e arbitri”. Quello che invece ha trovato a Napoli, scrivendo la storia della società azzurra. “Essere stato calciatore mi ha aiutato a tornarci da allenatore. Ho giocato con Zoff, Sivori e Altafini ma non riuscivamo a ottenere risultati”. Da allenatore, direttore d’orchestra con un tenore d’eccezione: Maradona. Un tipo non facile da gestire. “Quando hai i fuoriclasse devi solo lasciarli liberi di seguire istinto e talento. Diego era il primo ad interessarsi a soluzioni tattiche. Chi ha detto che volesse allenarsi da solo,la sera, si è inventato tutto. Diego era innamorato del calcio. E se volevi punirlo, non dovevi farlo partecipare alle partite d’allenamento dove si inventava di tutto pur di vincere. Proprio come fece ai Mondiali del 1986 contro l’Inghilterra”.
ESPERIENZE – Ottavio Bianchi ha vissuto tante esperienze. Quanto basta per valutare anche il calcio attuale. “Dicono che Tonali mi somigli. Lo prendo come un grande complimento. L’ho visto un paio di volte è un giocatore fenomenale. Credo che ingaggiarlo sia un grande affare. Non parlo di cifre, ma di un giocatore dal valore assoluto. Credo che a questa età abbia pochi eguali anche in campo internazionali. Anche i grandi investitori traversi inizieranno a defilarsi, sarebbe bello se restasse in Italia”.