Nel giorno del suo 75esimo compleanno, Massimo Moratti, ex presidente dell’Inter, ha rilasciato una lunga intervista a La Stampa. Dal Triplete, fino a Messi e Lautaro, ecco le sue dichiarazioni.
5, 16, 22: la somma fa il Triplete. Il tempo è passato ma quando lei ne parla sembra ieri. Come lo spiega?
«Perché l’abbiamo vissuto tutti insieme molto intensamente. C’era competenza, senso di appartenenza e del dovere. E passione, valore aggiunto che ha fatto del 2010 un concerto perfetto».
E allora come se fosse oggi: 5 maggio la coppa Italia.
«Il primo traguardo, a Roma è una battaglia contro la rivale di quegli anni, vincere la Coppa Italia diventa fondamentale per calibrare la nostra ambizione, la giochiamo come se in palio ci fosse già la coppa dei campioni».
16 maggio, lo scudetto.
«Felicità e grande sicurezza. A Siena non è una gara facile e non è neanche il primo titolo di quella serie. Ma la vittoria ci porta molta serenità, determinante visto quello che ci apprestiamo a vivere».
Appunto, 22 maggio, la coppa dei campioni. E tre.
«Di Madrid ho dei ricordi fantastici. All’antivigilia vedo l’allenamento al centro del Real Madrid: grande concentrazione ma poca tensione, quella che ti rode dentro. Mourinho in questo è sempre stato formidabile. Capisco che siamo sulla strada giusta, oddio lo capisco ma ne sono sicuro solo dopo aver battuto il Bayern, in fondo la partita più facile».
Ora lo può dire: Mourinho che dopo il trionfo lascia il Bernabeu sull’auto del Real sancendo il divorzio dall’Inter, un po’ di fastidio gliel’ha dato o no?
«Guardi è destino dell’Inter. Vinciamo lo scudetto a Parma con Mancini in panchina, io ho già preso Mourinho e non so come uscirne; poi, appunto la notte di Madrid. E al Mondiale per club di Abu Dhabi lo sfogo di Benitez che fa capire di volersene andare. Diciamo che ci abbiamo sempre messo del nostro».
L’ha mai rinfacciato a Mourinho?
«Se ci penso ora ha fatto una cosa davvero terribile, però tra noi due c’era molta complicità, sapevo tutto ma intervenire avrebbe aumentato la tensione. Del resto prima di una finale dei 100 metri non chiedi a un atleta che scarpe usa, ma solo di vincere. Diciamo che lui non ha voluto correre anche i 200, ma poteva aspettare il mattino dopo per dirlo».
Quanti consigli ha dato a Steven Zhang?
«È una persona di grande sensibilità. Quando ci capita di parlare ascolta sempre con molta attenzione Consigli? Mah, era il momento del passaggio di proprietà tra lui e Thohir e questi, a differenza mia, non era convinto di tenere Brozovic a causa del carattere. Credo che non cederlo sia stato un buon affare. Spesso poi si è parlato di Icardi e delle sue qualità, ma mi fermo qui».
Che effetto le fa vedere Conte sulla panchina dell’Inter?
«Grande lavoratore, mi dà garanzie».
«Almeno ha specificato. Mi colpisce di più quello che ha detto dei suoi compagni di squadra».
Oggi compie 75 anni: se potesse, quale anno vorrebbe cancellare e quale invece rivivere?
«Se te ne cancelli uno, sei finito. Anche dai momenti difficili ho sempre saputo trarre valori molto utili, quindi non butto via niente. Invece vorrei rivivere gli anni di lavoro con mio padre e mio fratello. E le finali di coppa dei campioni di Vienna e Madrid».
Proseguire il campionato o no?
«Io la finirei qui. È pericoloso continuare, il filo dell’equilibrio è sottilissimo. Si siedano intorno a un tavolo, inizino a pensare alla prossima stagione e a come attutire lo stop di questa.
Tentare di andare avanti mi sembra del tutto inutile».
Massimo Moratti torna presidente per un giorno: chi compra e chi mette in panchina?
«Non mi permetto alcuna ingerenza. E Conte mi dà fiducia, Giocatori? ».
Quindi niente Messi?
«Potevo prenderlo quando era molto giovane, ma il Barcellona lo stava aiutando a superare i problemi legati alla crescita. Pensai che era più opportuno per lui rimanere lì».
Tirano giù San Siro. Che cosa prova?
«Ho passato gran parte della mia vita in quello stadio, come vuole che mi senta. Sarebbe meglio non toccare niente».