ROMA – Immaginate una fila interminabile di tifosi, a distanza di sicurezza e con le mascherine biancocelesti o giallorosse, una lunghissima cosa che parte da Piazzale Clodio o da Ponte Milvio per entrare in un Olimpico dove finalmente si può assistere a una partita di calcio. Non è una nuova sceneggiatura di “Un ritorno al futuro” e nemmeno un sogno impossibile ma solo la speranza di alcuni club per la prossima stagione, comprese Roma e Lazio: ridurre di un terzo la capienza totale dell’Olimpico (72.000 posti) e riavere, seppure parzialmente, il contributo della propria tifoseria nelle partite casalinghe. In Lega Calcio al momento è un problema marginale, scrive ilTempo, non si conosce ancora la sorte dell’attuale serie A, ma intanto ci si prepara ad una convivenza forzata con il virus. E allora provate a chiudere gli occhi e a pensare a questo scenario autunnale quando si spera si cominciare la stagione 2020-2021: Olimpico con 24 mila persone, disseminate in ogni settore, un seggiolino sì e due no. Sempre meglio di quanto accade in Corea del Sud dove, nel campionato appena cominciato, hanno messo bambole gonfiabili per far sembrare che ci fossero spettatori allo stadio. Non sarà facile, ma se ne comincia a parlare in tutta Italia, per ridurre le perdite al botteghino. Esempio, la Roma incassa 30 milioni a stagione, così almeno una decina potrebbero rientrare. Il nodo sarebbe l’ingresso e l’uscita dei tifosi che potranno vedere Dzeko ed Immobile dal vivo, ma tra steward, entrate scaglionate nei diversi settori e deflusso gestito con la massima cautela, il sogno può diventare realtà. Tutto superabile, con la volontà e la pazienza delle persone. Tutto meno una variabile che si chiama gol, peggio se all’ultimo minuto, tipo Caicedo a Cagliari al 97‘ nello scorso dicembre. Ecco, come si potrebbe trattenere i tifosi dell’abbracciare il vicino-lontano di posto? Impossibile, perchè il calcio non può fare a meno di quel momento di follia che accompagna sempre una rete della propria squadra. Alla faccia del maledetto virus.
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