È stato uno degli eroi che hanno firmato la rinascita della e l’inizio di una cavalcata ancora inarrestata, quella che ha portato agli otto scudetti consecutivi. Mirko Vucinic ha scritto pagine importanti della sua carriera in bianconero, dopo gli esordi al Lecce e il salto di qualità alla Roma. A Sky l’ex attaccante ha ricordato i suoi anni in Italia, con una menzione speciale per la Juve e un consiglio di mercato lanciato direttamente a Paratici.
Vucinic: “Juve? Chi ci affrontava aveva paura di noi”
“L’annata con Ranieri alla Roma mi girava tutto bene, ma anche i primi anni due con la Juve li ricordo con piacere. In bianconero ero più completo, avevo più esperienza e sono entrato in una macchina da guerra. Chi ci affrontava aveva paura di noi, il merito era di Conte. Il ruolo di esterno? Se non giocavo lì, non giocavo (ride, ndr). La partita decisiva per il primo scudetto fu quella contro il Milan, ci ha fatto credere nei nostri mezzi”.
Vucinic, Mbappé e lo scambio con Guarin
“Lo scambio con Guarin e il passaggio all’Inter? Mancò la firma, che non arrivò. Alla fine per come è andata sono felice, non so cosa avrei trovato lì. Sono andato ad Abu Dhabi e sono stato bene. Mercato? Consiglio Mbappé alla Juve, anche se ha Cristiano Ronaldo. Non so però se il Psg vuole darlo via, uno come lui non nasce più e va al triplo degli altri. Futuro? Sto prendendo il patentino per allenare. Mi piacerebbe tornare nelle squadre dove sono stato, soprattutto al Lecce che è la squadra che porto nel cuore più di tutte. Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno dato qualcosa”.
Vucinic: “Del Piero un professore”
“Del Piero e Totti sono il calcio, poesia, sono professori, fenomeni, pazzeschi. Fanno passaggi e toccano la palla in modo diverso, è stata una fortuna giocare con loro e un giorno lo racconterò ai miei figli. Sono due leader dentro e fuori il campo”. Poi Vucinic ricorda la doppietta alla Lazio e i festeggiamenti post derby: “Non mi aspettavo di vincere, poi il mister ha fatto quella scelta matta di togliere Totti e De Rossi. Ha levato il muro portante della casa, e invece ha avuto ragione. Dopo la partita abbiamo festeggiato e diciamo che non ero tanto sobrio quando sono tornato a casa. La Lazio mi portava bene, tra l’altro i miei amici più cari tifano Lazio e mi dicevano le parolacce”.
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