TORINO – Si riparte il 20 con il Parma al Grande Torino, a porte rigorosamente chiuse. In passato sarebbe stato un grave svantaggio per i granata, visto che il fattore campo era il loro punto forte. La Maratona, lo stadio caldissimo, tutti a trascinare la squadra che moltiplicava le proprie energie e vinceva le partite. E quando non lo faceva usciva ugualmente dal campo a testa alta dopo aver dato tutto quello che aveva dentro. Il vecchio Comunale e poi anche il Delle Alpi per il Toro di Mondonico, una volta, era roccaforte e garanzia di campionati quasi sempre da Europa. Culmine fu il 1975-76, la stagione dello scudetto, 14 vittorie su 15 partite disputate in casa, en plein sfuggito solo per quell’autorete assurda di Mozzini all’ultima partita col Cesena (1-1) che comunque consegnò lo scudetto. Adesso, invece, la storia è diversa. Basti pensare all’umiliante, storico 0-7 contro l’Atalanta, un risultato che già da solo vale una stagione e forse più di vergogne.
I risultati e le prestazioni, va da sé, confermano che davanti al proprio pubblico questi giocatori granata si bloccano, sembrano aver paura, perdono e si perdono per il campo. Già Mazzarri, in tempi non sospetti, aveva battuto su questo tasto. «E’ vero, i ragazzi sono frenati, non riescono a giocare con tranquillità. Probabilmente scendono in campo al Grande Torino con molte pressioni, hanno paura di sbagliare davanti ai loro stupendi tifosi, vorrebbero dare di più ma non ci riescono. E questo è un problema». Situazione che a parte qualche rara eccezione si è ripetuta con sconcertante puntualità. Evidentemente manca la giusta personalità e questo è un dato di fatto che nessuno può negare.