Nereo Rocco lo scoprì, con gli assist di Rivera arrivò in cima al mondo. Conquistò anche l’Europeo del 1968
«Pierino, cosa fai? Gol, gol, gol!». Adesso che Pierino Prati se n’è andato, due giorni dopo Mario Corso, quel coro che i tifosi del Milan gli dedicavano dopo ogni marcatura ci sembra quasi l’eco lontana di una stagione irripetibile del nostro calcio, che sfuma in modo malinconico, come tutte le cose che vorremmo non finissero mai e che, invece, purtroppo ci abbandonano, lasciandoci un po’ smarriti coi nostri ricordi. Quelli che si riferiscono all’atletico attaccante rossonero ci riportano al periodo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, epoca sanguigna ma anche di novità, dove i calciatori erano già eroi popolari, ma non ancora semidei inarrivabili e milionari. Un calcio che, per l’Italia, significò una straordinaria fioritura di campioni, quelli che avrebbero vinto l’unico Europeo conquistato dalla nostra Nazionale – di cui Prati fu grande protagonista – e che sarebbero arrivati in finale ai Mondiali di Messico 70. A livello di club, invece, fu la stagione d’oro del Milan di Pierino, squadra capace, nell’arco del quinquennio che val 1968 al 1973, di vincere una Coppa dei Campioni, due Coppe delle Coppe e una Intercontinentale.