La crescita della squadra di Conte, la rivoluzione juventina con Pirlo, il fascino della Sanremo e la leadership di Leclerc
Dolce è la lunga estate dell’Inter. È in semifinale di Europa League dopo aver spianato subito il Leverkusen e sprecato poi tanto come al solito. Ma come al solito non è finita perché questa è un’Inter diversa, che non perde la testa e sa tenersi stretto il vantaggio, nemmeno se per due volte le strappano dalle mani la palla di un rigore già assegnato. Il club nerazzurro non arrivava a una semifinale europea dal 2010, l’anno del Triplete: anno benedetto per i tifosi, maledetto per tutti quelli che sono arrivati dopo Mourinho, perché non c’è pietra di paragone più pesante di quella che puoi al massimo eguagliare, ma non superare. Conte ha trovato la sua Inter alla fine della stagione: tra il finale di campionato e l’Europa League, nelle ultime sei partite ha preso solo un gol. Una squadra tosta, unita, che difende benissimo e pressa per novanta minuti, con alcune individualità di livello assoluto, a cominciare da Lukaku, tra i più forti centravanti europei. È cresciuto il centrocampo, è migliorata la condizione, s’è rafforzata la convinzione di essere una squadra di qualità. Cancellate le tensioni del post-Atalanta, ora tutto può succedere. Dove può arrivare? L’Inter è tra le poche squadre europee che va meglio partita dopo partita, può quindi arrivare fino in fondo, senza aver paura di nessuno, Manchester United compreso. La lunga estate nerazzurra continua.