Martin Kayongo-Mutumba è un calciatore che non ha mai avuto peli sulla lingua. Lo svedese di origine ugandese è stato uno dei giocatori scandinavi che ha più spesso discusso della situazione degli immigrati di seconda o terza generazione, spiegando cosa significhi far parte di una minoranza da quelle parti. Una storia che in fondo è quella di Zlatan Ibrahimovic. Anche il Colosso di Malmö ha raccontato più volte le difficoltà di chi, per dirla alla sua maniera, aveva un cognome poco svedese e viveva nel quartiere di Rosengård, non proprio una zona nobile della città. Ma nella sua autobiografia, “Sincero fino in fondo”, Mutumba attacca frontalmente il centravanti del Milan, facendone un ritratto non esattamente positivo.
IMMAGINE – Almeno…dal punto di vista sociale. Secondo Mutumba, che è nato nel quartiere di Rinkeby a Stoccolma, il coinvolgimento di Ibrahimovic nelle periferie non è reale. Al di fuori dal terreno di gioco il milanista non ha mai fatto nulla che abbia davvero contribuito a cambiare la vita di chi si ritrova ad avere problemi in quanto parte di una minoranza. “Quella che si ha di lui è solo un’immagine. All’inizio ci siamo tutti quanti impressionati, ma con il passare del tempo siamo rimasti molto delusi. Parlava molto e non faceva niente”. Poteva andare peggio, considerando che Mutumba ha apertamente accusato di razzismo altri colleghi come Elmander.
ROSENGARD – Ma tornando a Ibra, il giudizio è sferzante, anche se…non sul campo. “Come calciatore, un suo mignolo è più di quanto io sia mai stato. Gli piace parlare di Rosengård, ma chiediamoci davvero, cosa ha fatto per Rosengård? Ha lasciato che la Nike pagasse per un piccolo campo che poi è venuto a inaugurare, ma quella è l’unica piccola cosa che ha fatto. Quando poi ha messo su una scuola di calcio a Malmö, l’ha fatto nelle parti più ricche della città”. Insomma, Ibra non passa mai inosservato, persino quando non si parla di calcio giocato. Ma com’è che si dice, l’importante…è che se ne parli.