Accadde dopo la guerra, l’alluvione del 1951, il sequestro Moro e gli attentati mafiosi: anche ora, al tempo del coronavirus, il campionato ci indica la strada verso la normalità
Il campionato che ritorna, il pallone che rotola sull’erba verde e i giocatori che lo inseguono, lo accarezzano, lo calciano, simulando una danza che neanche Degas avrebbe potuto immaginare tanto allegra e spensierata, e pazienza se gli stadi saranno ancora vuoti, o quasi: prima o poi si riempiranno di nuovo. La Serie A riapre le porte e questo sarà ricordato per sempre come il torneo della pandemia, il tentativo (speriamo riuscito) di riappropriarsi della normalità, con i suoi riti e i suoi rituali, con le sue leggerezza e le sue debolezze. Il calcio, in questo contesto, rappresenta uno strumento, è il mittente di un messaggio: rivogliamo le nostre vite.