Di Federico Mariani
Il primo gol è arrivato nella stagione 1992/93. L’Italia stava vivendo la vicenda di Tangentopoli, mentre a livello internazionale si consumava la tragica dissoluzione della Jugoslavia. Ventotto anni più tardi, ecco l’ultima marcatura, quella che vale un primato davvero sensazionale. Denis Godeas è riuscito a segnare in qualsiasi competizione del calcio italiano, dalla terza categoria alla Serie A eguagliando il pescarese Antonio Martorella e il sardo Marcello Diomedi. L’ultimo tassello del mosaico perfetto è arrivato con una sforbiciata contro il Mariano in prima categoria, curiosamente a quasi diciotto anni esatti dalla prima marcatura nel massimo contro la Roma, il 6 novembre 2002, quando vestiva la casacca del Como. In comune tra l’urrà iniziale e quello finale c’è un filo conduttore rosso, anzi biancorosso, come i colori della Triestina. Il club giuliano aveva lanciato Godeas nel calcio professionistico a diciassette anni. La Triestina Victory, società derivante dall’omonima storica e militante in prima categoria, ha permesso all’attaccante classe 1975 di completare il suo percorso sensazionale. E Denis non ha intenzione di fermarsi come ha raccontato ai nostri microfoni.
Godeas, come ci si sente ora che il cerchio si è chiuso con le marcature in ogni competizione?
“Direi che la parte più difficile dell’opera è stata fatta negli altri anni. Era importante mantenersi fisicamente integro. L’idea era nata con Milanese e un amico che mi aveva fatto notare questa particolarità. Parliamo di tre stagioni fa. Mi mancavano poche categorie e sono riuscito fortunatamente a incastrarne due in breve tempo. Il mio vero problema è riuscire a presentarmi sempre in grande forma. Ma è quasi naturale per me. Mi conosco bene. Non avevo grossi dubbi sul fatto che avrei segnato prima o poi”.
Insomma era solo questione di tempo.
“Diciamo che già prima me ne ero mangiati due… (ride ndr.). Guardando però alla squadra mi dispiace aver perso qualche punto per strada già in queste prime giornate. Domenica scorsa abbiamo pareggiato 2-2, subendo gol all’ultimo minuto. Discorso simile nella settimana precedente, quando abbiamo subito l’unico tiro in porta all’ultimo minuto… Sappiamo di avere una grande squadra, ma non stiamo andando come previsto”.
Quali sono le sue aspettative sulla stagione della sua squadra?
“Non so quanto sarà regolare il campionato dati i casi crescenti di positività al Coronavirus. Non sappiamo nemmeno se finiremo il girone d’andata. Sicuramente dobbiamo fare un po’ meglio. Personalmente, era da sette mesi che non giocavo. Quindi penso di essere al 60% delle mie possibilità. Peccato aver preso il vizio di subire i gol nel finale. Un po’ mi dà fastidio”.
A proposito di regolarità del campionato a causa del Coronavirus, cosa ne pensa di quanto sta accadendo ultimamente in Serie A?
“Penso che la fotografia del momento sia il caso di Juventus-Napoli. Ma credo sia un problema più diffuso, legato alla difficoltà di applicare i protocolli in determinate situazioni. Ne so qualcosa perché siamo rimasti a casa con i bambini perché uno di loro aveva avuto la febbre. Secondo me è impensabile che in questo periodo un ragazzo debba sottoporsi ogni volta a due tamponi, tenendo presente anche la stagione in cui ci stiamo addentrando con tanti malanni. Se esiste una regola per tutte le situazioni, va bene, ma mi sembra che in generale sia un problema. Tornando al calcio, mi auguro che non ci sia qualcuno pronto a sfruttare queste situazioni, con partite rinviate o schierando giocatori positivi. Per ora sta andando bene, ma temo per i prossimi mesi”.
Quali sono le sue impressioni su questi primi turni di campionato?
“Per il momento si è visto poco. Non si capisce fino in fondo il valore di alcune squadre. In generale mi sembra ci sia stato troppo poco tempo per cambiare il trend degli ultimi mesi. Da tifoso rossonero spero in una grande stagione per il Milan. L’unica certezza è l’Atalanta che rifila almeno quattro gol a tutti, almeno per il momento. Non sono mai stato allenato da Gasperini, ma mi sembra stia facendo cose incredibili”.
Effettivamente l’Atalanta sembra aver introdotto concetti nuovi, spingendo all’esasperazione l’uno contro uno a tutto campo.
“Sì, è anche la tendenza seguita da tutte le squadre in Europa. Al momento è difficile trovare una squadra di vertice senza questa mentalità. E l’Atalanta, se continua così, può davvero puntare allo scudetto”.
Prima lei si era dichiarato tifoso del Milan. Come valuta questa crescita della squadra di Pioli? Si è detto che la mancanza di spettatori sia stato un elemento importante per la rinascita di alcuni giocatori, privi così di pressioni. Lei è d’accordo?
“Sicuramente è uno sport diverso. Non so quanto questo aspetto abbia condizionato la crescita del Milan. Credo, più semplicemente, che Pioli abbia fatto un lavoro eccezionale. Sicuramente non ha affrontato squadre eccezionali per il momento, ma i risultati sono davvero ottimi”.
Torniamo al gol di domenica. Non ha sentito un po’ di pressione prima di scendere in campo, sapendo che poteva essere il giorno decisivo?
“Prima della gara scherzavo con i compagni: ‘Mi state mettendo l’ansia con questa storia’. Sapevo che prima o poi la palla giusta sarebbe arrivata. Però seriamente iniziava a diventare pesante questa storia del gol (ride ndr.). Anche perché dall’esterno sembrava quasi che la squadra stesse giocando esclusivamente per farmi segnare, quando in realtà non era assolutamente così. Diciamo che è stata una partita meno serena del solito per via della pressione. Comunque non mi è ancora passata la voglia di giocare. Certamente il calcio è cambiato rispetto ai miei tempi. Ora viene curata molto di più la parte atletica. Tutti i giocatori sono molto più professionali. Prima, quando ci si presentava in ritiro, venivano tollerate condizioni fisiche ora inaccettabili”.
Non è il massimo per un attaccante non più giovanissimo che deve fare i conti con questi ragazzi terribili…
“Assolutamente (ride ndr.). Ora è molto più difficile correre dietro a questi ragazzini. Mi aiuto con l’esperienza. Sono stato bravo in questi anni a gestirmi bene fisicamente. Ma la voglia di giocare è rimasta sempre quella”.