“Quest’anno la favorita è l’Inter. Perché nella voglia di cambiare giocatori, ha tenuto anche dei calciatori che dovevano andare via e invece son rimasti. Ha una rosa super fornita, di grande livello. La Juve ha fatto ottimi acquisti ma bisognerà vedere come riuscire a metterli in campo. Stavolta gli avversari sono molto competitivi. Metto prima l’Inter. Poi il Napoli. E poi per la Champions il Milan insieme alla Roma. L’Atalanta? È molto interessante, se recupera Ilicic diventa una mina vagante, vedremo come si posizionerà alla metà del torneo. È una squadra da temere da parte di tutti, è una squadra pericolosa, da temere sotto tutti gli aspetti“. Queste le dichiarazioni dell’ex allenatore Fabio Capello intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”. Sul calcio senza pubblico l’ex allenatore del Milan, della Juventus e della Roma ha aggiunto: “Ci sono delle valutazioni da fare, ci sono giocatori che senza pubblico rendono di più, hanno più coraggio, si segnano più gol. Il pubblico se non hai personalità ti blocca, per alcuni calciatori giocare senza tifosi è produttivo. Io direi che senza pubblico manca quell’atmosfera trainante, io alla forza del pubblico do il venti percento. Ci sono squadre che quando giocano in casa vivono delle trasformazioni pazzesche“. Per quanto riguarda la nazionale italiana ha spiegato: “C’è stato un momento in cui sono stato vicino alla panchina azzurra, io ho rifiutato perché non mi sentivo di poter allenare la nazionale italiana. Ora la squadra di Mancini ha una grande fortuna, ha bei giocatori. Ha un grande portiere, che fa sempre la differenza, e abbondanza di forza e qualità a centrocampo. Con forza e qualità a centrocampo, hai qualcosa di veramente importante“.
Capello: “Cassano, quanto talento sprecato”
Il tecnico ha poi ripercorso sia la sua carriera da calciatore che da allenatore (“ho imparato tanto da Helenio Herrera e Liedholm per capacità e intelligenza di gestire varie situazioni, sono stato contento di tutte le esperienze che ho avuto, ho fatto una carriera interessante sotto tanti aspetti“), ricordando anche alcuni dei campioni allenati. “Ronaldo il fenomeno era il più forte di tutti. È stato il migliore. Ma è stato anche il giocatore che ho fatto cedere al Real Madrid perché non voleva perdere peso. Cassano? Giocatore straordinario, però purtroppo anche lui dopo un anno non aveva capito la sua forza. Un talento sprecato“.
Juventus e Barcellona pensano ad un altro scambio
Capello, Totti e lo scudetto alla Roma
“Pensare che fui vicinissimo alla Lazio nel 1997. Ci incontrammo a Madrid, allenavo il Real, poi mi richiamò Berlusconi, al quale dovevo tutto e a quel punto per riconoscenza accettai il Milan e fu il mio più grave errore nelle scelte tornare. Io ho una capacità nel costruire le squadre, lì mi ritrovai con la squadra fatta, e non era una squadra competitiva. Lo scudetto alla Roma? Non è una leggenda che uno scudetto a Roma vale più che a Milano o Torino. Se hai la squadra, è possibile vincere lo scudetto anche a Roma. È il dopo che è difficile. Si continua a festeggiare anche dopo lo scudetto per mesi. Non si ha più voglia, concentrazione, attenzione. Ci sono le radio, tutti lavorano per farti rilassare. L’ambiente romano? Per me non era un problema, io con le radio non andavo d’accordo, avevo detto subito che con le radio non avrei parlato, non ero disponibile a parlare ogni giorno di quello che succedeva nello spogliatoio. Tanto lo sapevano comunque, perché a Roma si sa tutto. I giocatori, i procuratori… Qualcuno che chiacchiera c’è sempre. È difficile mantenere un segreto. Ricordo quando chiamai Sensi, io non ho mai avuto procuratori, lui mi disse che mi voleva in panchina, ci incontrammo, firmai il contratto. C’era un problema con molti giocatori che Zeman avrebbe voluto mandare via. La squadra era forte, dopo un anno capimmo che serviva un giocatore di un certo livello, che facesse la differenza, e fu fatto un sacrificio per acquistare Batistuta. Arrivò con dei problemi al ginocchio ma si curò e fu fondamentale. Totti? Io ho sempre chiesto e dato rispetto ai giocatori. Devi essere capitano non solo per lo scambio del gagliardetto. Devi essere leader in tutti i momenti. Volevo che fosse così“.