Non so come andrà a finire questa commediola di Juventus-Napoli, la trama è stucchevole, gli interpreti mediocri, i registi e i produttori da avanspettacolo, il pubblico è esacerbato ma ai teatranti il fatto non interessa, perché il pianeta football vive nel suo universo, distante e diverso da qualunque altro corpo celeste.
In un Paese normale, le istituzioni sarebbero intervenute nei tempi opportuni, le leggi sono scritte e vanno applicate e rispettate, non ci sono “ma”, non ci sono “forse”, ci sono e basta. Dalle nostre parti resiste il tentativo astuto di arrangiarsi con una telefonata, una strizzatina d’occhi, un messaggio telefonico. Non c’è e non ci sarà un responsabile di questa vicenda grottesca, tutti avranno ragione, compreso il Governo, i ministri, i presidenti di club, di Serie A e della Federazione, il cittadino osserva, non capisce ma deve accettare l’assurdità e la volgarità di comportamenti e giustificazioni.
Il virus è un elemento marginale, è un alibi per spiegare scelte bizzarre, chi pensa che il calcio tuteli la salute dei suoi tesserati vive a Disneyland ma nessuno sa e tutti parlano, i social sono discariche di veleni e insulti, il calcio italiano continua a prestarsi alle risate degli astanti, tra passaporti falsi, esami fasulli, patenti nautiche arrangiate, carriere illustri, in panchina, nelle istituzioni, di personaggi che, altrove, risulterebbero disoccupati o comunque coperti dalla vergogna.
E così accadrà che Juventus-Napoli verrà giocata regolarmente, avverbio azzardato, a metà gennaio quando molto sarà accaduto nel frattempo, augurandoci tutti che il Covid19 non abbia creato e crei ancora drammi e sospetti. Nel qual caso, comunque, i geni del nostro calcio sapranno come affrontare l’emergenza: una telefonata, una pacca sulle spalle, un paio di dibattiti televisivi, improperi, accuse, un minuto di raccoglimento e poi palla al centro, come prima, più di prima.