TORINO – Ad ogni messaggio postato sui social la vena del tifoso juventino assuefatto all’arrabbiatura si gonfia un po’ di più. Ma Sami Khedira ha ormai deciso da un po’ che lasciare Torino non rientra nella sua agenda personalizzata di centrocampista in grado di far svoltare la squadra bianconera, in Italia e in Europa, quando i muscoli hanno retto all’incedere del tempo. Il problema è che i continui infortuni gli hanno puntualmente presentato il conto nell’arco di un quinquennio in cui ha raramente potuto giocare con continuità. Un dato spicca su tutto il resto: 92, come le partite saltate dall’estate 2015 a oggi, da quando salutò il Real Madrid da svincolato di lusso e si trasferì alla corte della Juventus.
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Cinque anni dopo è tutta un’altra vita. Quella di un calciatore che, al netto di un destino particolarmente avverso, non ha futuro in bianconero e i 33 anni d’età non mitigano la portata di una partenza che resta in programma secondo i desideri della dirigenza juventina. Perché nel frattempo la mediana dei campioni d’Italia è stata rinfrescata con l’innesto di Arthur e di Weston McKennie, ma soprattutto perché Khedira guadagna 6 milioni netti da quando – settembre 2018 – firmò il prolungamento del contratto fino al 2021 con opzione 2022. E’ un ingaggio di cui alla Continassa farebbero a meno e la fresca esclusione dalla lista Champions è un ulteriore segnale della volontà, da parte della società, di separarsi. […]
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