TORINO – C’è chi la soffre, chi si esalta: la Champions League divide e Alvaro Morata sta, senza dubbio, nella seconda schiera. Il bomber spagnolo in coppa, è più frizzante, elettrico e soprattutto decisivo. Questione di feeling o forse predestinazione se esordisci a 20 anni, segni il primo gol a 21 e la vinci a 22 (la decima del Real Madrid nel 2014 agli ordini di Carlo Ancelotti e al fianco di Cristiano Ronaldo).
Ma che la Champions è casa sua, Morata l’ha scoperto più concretamente nella stagione successiva, con la maglia della Juventus che, con i suoi gol nei momenti cruciali (quarti con il Borussia e semifinali con il Real Madrid), aveva contribuito a portare in finale, dove aveva segnato il gol del momentaneo pareggio con il Barcellona. Una storia, quella delle due stagioni in Champions con la maglia della Juventus, costellata di gol (7 in 20 partite) e prestazioni brillanti. E il suo ritorno al Real è coinciso con un’altra coppa alzata (paradossalmente proprio contro la Juventus a Cardiff).
E anche nelle sue stagioni più opache, fra Chelsea e Atletico Madrid, Alvaro ha lasciato il segno in Champions: 3 gol in 11 partite con i Blues, 3 gol in 10 partite con l’Atletico. E con i biancorossi spicca la doppietta a Anfield Road, grazie alla quale la squadra di Simeone ha eliminato il Liverpool campione d’Europa agli ottavi. Tra l’altro, proprio non essere stato schierato nel successivo quarto di finale contro il Lipsia, è stato uno dei degli screzi da cui è maturato il divorzio dall’Atletico e il ritorno alla Juventus di Morata.
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