ROMA – Prove di United. L’andata con gli inglesi è ancora distante due gare di campionato. La Roma, però, domani sera lascerà la maschera con la quale si è presentata domenica scorsa a Torino (con ben 8 volti nuovi rispetto al match contro l’Ajax di tre giorni prima) e tornerà, a grandi linee, a quella che il 29 aprile affronterà in semifinale Pogba e compagni. I tre gol granata, il settimo posto in classifica, l’addio almeno via campionato alla zona Champions, le critiche a Fonseca e ai calciatori hanno lasciato il segno a Trigoria. Il concetto è chiaro: ok l’Europa League, ma non si può abbandonare di colpo il campionato. Anche perché, se dovesse rientrare il proposito della Super League (contro la quale ieri il club giallorosso si è schierato pubblicando un comunicato) per evitare il declassamento nella serie C europea (Conference League) la Roma dovrà classificarsi almeno al sesto posto che attualmente è distante 4 punti ma potenzialmente (se la Lazio vincesse il recupero con il Torino) potrebbe lievitare a 7.
Incroci
Tanti motivi per far sì che il match con l’Atalanta di domani sia una partita vera. Fonseca incrocerà per la quarta volta Gasperini con il quale ha sempre perso (due volte in trasferta e una all’Olimpico). A fronteggiare l’attacco nerazzurro, capace di segnare in campionato la bellezza di 72 reti (il migliore del torneo), ci sarà una difesa composta da ex: si tratta di Mancini, Cristante e Ibanez. I tre arrivano da Bergamo e sono costati 45 milioni fissi più altri 18 di bonus. Se a questi si aggiunge Spinazzola, acquistato dalla Juventus, ma di scuola-Gasperini, la colonia di Zingonia spopola a Trigoria.
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