MILANO – È lunedì il C-Day. Antonio Conte incontrerà Steven Zhang (scortato, come a Villa Bellini, da Beppe Marotta, Alessandro Antonello e Piero Ausilio ) e lì – a meno di colpi di scena – nascerà il Conte-ter, animato dall’obbiettivo di chiudere il ciclo triennale con lo scudetto della seconda stella. Visti i tempi, l’allenatore non vorrà pressioni, però, se riuscisse la missione (non facile, peraltro) di tenere tutti i protagonisti dello scudetto, l’Inter partirebbe in prima fila insieme alla Juve, però forte della consapevolezza che danno i tredici punti che dividono le due rivali storiche in classifica.
Tre anni… come alla Juve
Zhang – che porterà in dote l’accordo con Oaktree, fondamentale nel risolvere i problemi di liquidità che hanno caratterizzato l’ultima stagione – dovrà essere convincente nel delineare il progetto di un’Inter comunque competitiva nonostante un mercato che dovrà comunque essere autofinanziato dopo un’importante opera di cessioni e smaltimento esuberi nel mese di giugno per rendere meno importante il passivo di bilancio. La missione si annuncia non facile però, dall’altra parte della bilancia, c’è la volontà di non polverizzare quanto di buono è stato fatto nell’ultimo biennio. Tra l’altro Conte, sposando la causa anche per l’ultimo anno di contratto, per la prima volta resterebbe tre anni nella stessa società dai tempi della Juve e tutti sanno come è finito il suo ultimo campionato a Torino, con il record di 102 punti a coronare un triennio in cui i bianconeri si erano sempre migliorati (84 punti nel 2011-12, 87 nel 2012-13). Un trend rispettato pure in nerazzurro, considerato che, dopo gli 82 punti di un campionato fa, la squadra è a 88 con l’obiettivo di chiudere a 91 battendo l’Udinese nella giornata dove la squadra potrà finalmente sentire l’affetto dei propri tifosi (1.000 a San Siro, 4.500 fuori).
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