I club di Serie A non erano già contenti di fronte alla decisione del Governo di aprire solo al 50% gli stadi con l’esibizione del “green pass” rilasciato ai vaccinati. Sono diventati ancora più insoddisfatti quando, leggendo il Dpcm di Palazzo Chigi, si sono accorti che in realtà la capienza per quasi tutti gli impianti di Serie A sarà di poco superiore al 30%. Il decreto, infatti, prevede «il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro». Il problema è che negli stadi italiani i seggiolini sono molto vicini. Quindi, per mantenere i tifosi a un metro l’uno dall’altro, bisognerà lasciare due posti vuoti, non uno solo. Questo porta a un’occupazione effettiva del 33%. Vale per San Siro, Olimpico, Franchi, San Paolo. Tra le “grandi” solo la Juventus potrà garantire il 50% della capienza grazie alle sedute più larghe dell’Allianz Stadium, non a caso l’unico moderno e costruito recentemente. (…)
La proposta della sottosegretaria allo Sport
I vertici del calcio italiano hanno sposato di buon grado l’imposizione del “green pass”, ritenendo che l’introduzione di questo obbligo per entrare allo stadio potesse diventare un incentivo importante alla vaccinazione, grazie alla leva della passione per la squadra del cuore. Per questo hanno vissuto come una doppia beffa la scoperta dell’inciso sul metro di distanza dopo aver già incassato a denti stretti l’apertura al 50%, mentre speravano nel 75% se non addirittura sul 100%. Da Tokyo la sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, sparge ottimismo: «Prima di partire per il Giappone – spiega l’ex campionessa della scherma – avevo lasciato alla cabina di regia del governo la mia proposta del 75% di capienza per gli impianti all’aperto. La percentuale che è venuta poi fuori è stata del 50%, ma mi auguro che sia un punto di partenza. Sono certa che con le vaccinazioni e situazione epidemiologica permettendo si potrà arrivare a delle percentuali maggiori». (…)
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