È passato anche per l’Italia Julio Velazquez, all’Udinese, dove ha visto esplodere Rodrigo De Paul. Oggi allena il Maritimo, la squadra di Funchal, Madeira, dove è nato Cristiano Ronaldo. Dopo la miracolosa salvezza conquistata lo scorso anno, è pronto a cominciare una nuova avventura con O maior das ilhas (il più grande delle isole). La Liga NOS comincia proprio oggi, con i campioni in carica dello Sporting Lisbona. Domani toccherà al Benfica e domenica al Porto. A un giorno dall’esordio stagionale contro il Braga, Velazquez si racconta a CM. Si è parlato di De Paul, Ceballos, del miracolo Villarreal e dei tanti talenti che ogni anno lancia il campionato portoghese.
IL PERSONAGGIO – Julio Velazquez nasce a Salamanca nel 1981. Non ha mai intrapreso una carriera da calciatore professionista e già a 15 anni era seduto sulle panchine delle squadre giovanili della sua città. Debutta nei professionisti a 29 anni, nel Deportivo Ejido, in Segunda B (la terza divisione spagnola). Fra il 2011 e il 2013 fa parte della piccola grande famiglia del Villarreal, allenando prima la squadra C, poi la B, per essere infine promosso in prima squadra, che nel frattempo era retrocessa in Segunda Division. Dopo alcune stagioni nella serie cadetta spagnola, nel 2018 è l’Udinese che decide di puntare a sorpresa su di lui, che diventa il primo nato negli anni ’80 ad allenare in Serie A. La sua esperienza in Italia dura solo qualche mese e, dopo due vittorie, tre pareggi e 7 sconfitte, il 13 novembre viene esonerato, con la squadra ancora in zona salvezza. Quella al Maritimo è la sua terza esperienza in Portogallo, dopo il Belenenses nel 2015 (dove ha quasi centrato l’Europa League) e il Vitoria Setubal nel 2019.
Partiamo subito con una domanda un po’ banale ma doverosa. Rodrigo De Paul è letteralmente esploso sotto la tua guida in quei tre mesi all’Udinese. Premesso che il potenziale lo si vedeva anche dai tempi del Valencia, in Italia ancora non lo aveva espresso. Il tuo ruolo nella sua esplosione è stato più psicologico, tattico, o che altro?
Ha fatto tutto da solo. Io sono orgoglioso e contento di averlo allenato anni fa, ma tutto il merito è suo. È un ragazzo straordinario e un calciatore molto molto forte. È cresciuto tantissimo sotto ogni aspetto: a livello offensivo, ma in Italia anche a livello difensivo. In questo momento parliamo di un calciatore top, che può giocare in qualunque squadra del mondo. Ora è arrivato in una squadra di grandi campioni, all’Atletico Madrid e lì penso che possa fare benissimo. Io sono uno dei tanti. Sono molto contento perché quando sono arrivato a Udine era un periodo un po’ particolare per lui. Abbiamo parlato tantissimo della possibilità di rimanere ad Udine, diventare un giocatore forte e fare tutto il possibile sul campo per arrivare alla fine in nazionale. Quando ce l’ha fatta ero molto felice per lui perché se lo merita tutto, ma me può crescere ancora tanto ad ogni livello.
Hai allenato Ceballos nel Betis in Segunda Division nel 2014. Si parla da tempo di lui in ottica Milan. Secondo te può fare bene in Serie A? Le sue difficoltà negli ultimi anni sono state principalmente a livello di collocazione e identità tattica. Nel 4231 di Pioli (che è anche il tuo modulo di riferimento) dove lo vedresti bene?
Sicuramente può giocare senza nessun problema in qualunque squadra del mondo. Parliamo di un altro ragazzo a livello personale straordinario e a livello calcistico molto importante. Lo abbiamo preso quando giocava nella primavera del Betis ed era ancora giovanissimo, 18 anni se non ricordo male. L’abbiamo fatto esordire molto presto perché aveva qualità, forza, gamba, mentalità, tutto per essere un giocatore importante nel Betis. Ero contentissimo per lui, per la crescita che ha avuto. Ha già giocato in squadre importanti come Real Madrid, Arsenal e anche in nazionale spagnola. Penso che abbia caratteristiche importanti per giocare senza alcun problema anche nel campionato italiano. Lui per me è una mezzala. Può fare il trequartista ma per me è una mezzala di tanta qualità ma anche di tanto lavoro. Capisce benissimo il gioco, il calcio, fa giocare bene la squadra. Vive il calcio 24 ore al giorno.
Torniamo invece indietro di qualche anno. Sempre in Segunda hai allenato sia il Villarreal B che, l’anno dopo, il Villarreal, fra il 2011 e il 2013. In quegli anni sei stato un po’ artefice del ricambio fra la generazione del 2006 (quella di Cani, Senna e Soriano) e quella che nel 2021 ha vinto l’Europa League. In particolare, hai fatto fare il salto in prima squadra a quattro veterani come Jaume Costa, Manu Trigueros, Moi Gomez e soprattutto Gerard Moreno. Avresti mai pensato che potessero compiere un’impresa del genere?
La prima cosa che devo dire è che è un club che merita perché il proprietario è un uomo di calcio, lui e anche suo figlio. Sono una famiglia: una famiglia di calcio e una famiglia per bene. Ogni giorno presenziano agli allenamenti della prima squadra, guardano tutte le partite delle giovanili, sono incredibili, posso solo parlare bene di loro. In una città piccola hanno creato un club grandissimo e questo è straordinario per il calcio. Io ho allenato prima nel Villarreal C, poi nel B e infine nella squadra A. Sono contentissimo per quei ragazzi, che ho visto crescere. Si vedeva già quando li allenavo che erano forti. Poi il calcio è molto dinamico, può sempre succedere qualcosa, ma già da giovanissimi mostravano grandi qualità.
Ne abbiamo citati tanti, ma ce ne sarebbero molti altri. Tu sembri avere una propensione a lanciare i giovani talenti (d’altronde sai cosa vuol dire essere un giovanissimo, hai battuto tanti record). Il Portogallo ha dimostrato, anche all’Europeo U21, di avere dei ragazzi dal potenziale impressionante. Penso soprattutto a Bragança, Conceiçao, Fabio Vieira, Vitinha, Nuno Mendes, tutti che giocano in un campionato portoghese che si prospetta molto molto interessante da questo punto di vista.
È un contesto molto interessante, dove molto presto, in squadre importantissime come Sporting, Benfica, Porto e Braga, giocano ragazzi molto giovani, di 20, 21, 22 anni. Hanno una capacità di adattamento a diversi contesti che è straordinaria. Penso che questa sia, in generale, la qualità più importante che sviluppano questi ragazzi. In Portogallo da tanti anni lavorano benissimo a livello di settore giovanile, da cui ogni anno attingono le prime squadre. Tutto questo viene da un lavoro di grande qualità a livello generale. Non solo Benfica, Sporting e Porto, ma tutte le squadre lavorano benissimo nel settore giovanile e ogni anno lanciano dei giovani che poi finiscono nei top club spagnoli, tedeschi, francesi, italiani e inglesi, il che mostra benissimo la validità di loro vivai.
Fra Sporting, Benfica, Porto e Braga, si prospetta una stagione molto equilibrata quest’anno. Chi vedi come favorita per la vittoria del titolo?
È ancora molto presto per dirlo. Penso che questa stagione sarà un campionato di enorme qualità e, molto probabilmente, dovremo aspettare fino alla fine per vedere chi vince. Se una di queste quattro squadre va molto avanti in Europa, dopo farà fatica. Credo che sarà una lotta terribile fino alla fine.
Nel Maritimo, invece, qual è il vostro obiettivo stagionale?
Assolutamente la salvezza. La scorsa stagione sono arrivato l11 marzo in una situazione difficilissima: la squadra era ultima in classifica e ci siamo salvati con due partite d’anticipo. Sono contentissimo, soddisfatto, orgoglioso dei ragazzi, è stato un successo enorme. Anche questa stagione l’obiettivo è la salvezza, magari un po’ più tranquilla rispetto alla scorsa. Poi per me è molto importante il processo. Per me è importante essere una squadra riconoscibile, con identità, che fa un calcio propositivo, di possesso palla.
Lì come lavorano a livello giovanile?
Abbiamo settore giovanile, under 23 e squadra B. Lavorano bene. Da qui sono usciti tanti calciatori importanti, come Pepe (Porto), Danilo Pereira (PSG), Fransergio (Braga), Marega (ex Porto), tanti calciatori di qualità. È un contesto diverso perché è un’isola, ma con una tifoseria grande e importante. È un ottimo contesto per i ragazzi per crescere. Mi piace tantissimo guardare le partite delle nostre squadre giovanili e sto molto attento. Si allenano con noi normalmente 4 o 5 ragazzi e penso che qualcuno possa anche debuttare questa stagione. È importante l’atteggiamento, il lavoro che si fa con loro, non metterli in campo tanto per metterli, ma farlo se hanno la qualità e soprattutto la fame e la voglia di far bene. Non mi piace fare le cose tanto per farle. Le faccio solo se hanno un senso.
Questa non è la prima volta che compi un’impresa simile. Penso ad esempio a quelle con l’Alcorcon, il Villarreal B, il Belenenses. Qual è il tuo segreto?
Quando uno entra a stagione in corso deve essere bravo a comprendere il modello di gioco precedente, i giocatori che hai a disposizione, il contesto, il momento, ma la cosa più importante è arrivare con tanta voglia, tanta fame, tanta energia e poi dipende da tanti fattori. Tante volte c’è bisogno di un cambiamento a livello emotivo, altre volte a livello di sistema di gioco, dipende. Però entrare così a stagione in corso non è la situazione che più mi piace. Preferisco fare una stagione intera dal precampionato alla fine, ma siamo professionisti e alla fine sono contento perché nella mia carriera, quando sono subentrato in un momento difficile, grazie a Dio è sempre andata bene e siamo riusciti a centrare l’obiettivo. L’anno scorso era difficilissimo. La sfida era bellissima ma molto complicata. La squadra era ultima, venivano da 9 partite consecutive sana vittorie. L’importante in questi casi è trovare uno spogliatoio forte. L’anno scorso avevamo ragazzi straordinari a livello umano, che mi hanno aiutato tantissimo e li ringrazio di cuore per questo.
Com’è la vita dell’allenatore in un paradiso come Madeira?
Sinceramente, per me non c’è molta differenza fra abitare a Madeira o in altre città più piccole o senza mare, perché ogni giorno lo passo al centro sportivo. Mi sveglio alle 6 della mattina e vado via alle 9 di sera. Passo tutti i giorni lavorando, guardando calcio, preparando allenamenti. Per questo non conosco benissimo l’isola. È un bellissimo contesto, ma lo conosce meglio mia moglie. La vita dell’allenatore è questa. Non so se gli altri hanno più tempo libero. Quando posso mi piace andare fuori a pranzo o a cena con mia moglie, ma ho pochissimo tempo. Oggi nel calcio devi essere attento a ogni dettaglio. Per questo, non ho molto tempo, ma ti assicuro che è un’isola bellissima, venire in vacanza qua merita senza dubbio.
Dopo Madeira c’è di nuovo la Serie A?
Adoro il Portogallo, così come adoro l’Italia o il mio paese, la Spagna, ma in questo momento sono molto contento qui e sono concentratissimo in questa nuova sfida che mi aspetta.
È vero che c’è stato un sondaggio del Sassuolo a maggio?
Quest’estate ho avuto qualche possibilità con squadre di diversi paesi, fra cui l’Italia, ma non mi sembra corretto parlare di altri club: dal primo giorno per me era molto chiaro che avevo un contratto qua e volevo rimanere. Ora sono tranquillo, sereno e concentrato al 100% sul Maritimo e sono felicissimo qui a Madeira.