TORINO – Il nuovo coro: fino alla fine… del campo! Un coro, peraltro, che non è esattamente intonato con voce celestiale da Massimiliano Allegri. Quanto semmai sbraitato contro i malcapitati di turno: vuoi in partita, vuoi in allenamento. Essì perché i progressi – netti – visti finora nelle prestazioni bianconere si fermano per lo più alla trequarti del rettangolo di gioco. La squadra è indubbiamente più compatta, organizzata, solida, all’altezza della situazione (e delle situazioni: la più svariate) in fase di non possesso palla. Dopo un avvio di stagione in cui i gol subiti sgorgavano fluidi come l’acqua nelle grondaie, il tecnico bianconero è riuscito ad impermeabilizzare la porta di Szczesny. I dati sono emblematici e inequivocabili: porta inviolata nelle ultime quattro partite consecutive, tra campionato e Champions League. Zenit San Pietroburgo, Roma, Torino e Chelsea andando a ritroso nel tempo. Non esattamente squadrette e/o palcoscenici minori. Altro che i 10 gol subiti nelle prime 7 partite. […]
Juve, cosa c’è da migliorare
[…] Dal generale al particolare, previa opportuna sollecitazione di Claudio Marchisio in versione intervistatore: «Solo Dybala può darci quella qualità in più che ci manca negli ultimi 30 metri? Beh, no… Dybala indubbiamente in quelle situazioni è abile tra le linee e sa fare la differenza, ma devono e possono migliorare anche gli altri. E’ questione di gestione della palla e di scelte. Devono migliorare Kulusevski, Bernardeschi, lo stesso Chiesa deve essere più bravo ad andare tra le linee, a giocare più pulito tecnicamente. Bisogna lavorarci e migliorare». La chiosa di Allegri era stata la seguente: «Il fatto di avere vinto giocando male contro il Malmoe, rappresenta la combinazione perfetta per presentarsi con le giuste motivazioni e i giusti stimoli alla partita contro l’Inter, che dovremo giocare alla perfezione». Insomma, il messaggio appare teso a stuzzicare l’orgoglio dei succitati.
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