TORINO – Divertente intervista doppia per Matteo Berrettini e Paulo Dybala sui canali Atp. I due hanno sicuramente una cosa in comune: dover saper gestire la pressione nelle finali più importanti, avere nervi ben saldi per riuscire sui più grandi palcoscenici. Allo stesso tempo, la Joya e il numero 7 del mondo tennistico sono divisi da alcuni temi importanti: uno gioca nella Juve, l’altro tifa Fiorentina e soprattutto dal rapporto con gli allenatori. Berrettini, che è sotto la guida di Vincenzo Santopadre dall’età di 14 anni, ha infatti detto a Dybala: “Ho quasi un rapporto padre-figlio con il mio allenatore. Scherziamo, lo registro mentre dorme, lo sveglio”, la Joya ha risposto: “Se lo facessi ad Allegri mi licenzierebbero”, e il tennista romano ha ribattuto: “Io lo pago, così posso farla franca, vedi?”. Ad unirli un idolo comune: Roger Federer. “Personalmente, non ho mai nascosto di essere cresciuto idolatrando Roger. Mi è piaciuto il modo in cui ha fatto sembrare tutto facile, quasi come Ronaldinho”, ha detto Berrettini a Dybala. Il 27enne attaccante bianconero si è torvato subito d’accordo rispondendo: “Anche io, alcune volte per guardare le sue partite ho saltato le gare di calcio. Purtroppo non l’ho mai visto di persona, ma spero di poterlo fare”.
Dybala e Berrettini show
Berrettini quest’anno ha conquistato una storica finale a Wimbledon, dove ha perso contro Novak Djokovic in quattro set: “Avevo dei nodi allo stomaco. Hanno provato a costringermi a mangiare ma è stata dura da affrontare… Non è stato proprio facile contro Djokovic”, ha detto l’azzurro. “Aveva già giocato più di 30 finali del Grande Slam quindi era decisamente più abituato di me. Era lì che si rilassava con la musica nelle cuffie e io ero lì tipo, ‘Non riesco nemmeno a mangiare un po’ di riso. Come dovrei giocare?’ Ricordo che le mie mani stavano sudando, non riuscivo a mangiare e quando stavo parlando con la mia squadra, la mia testa ha iniziato a girarmi.”. L’argentino ha risposto con le sensazioni della finale di Champions e l’esordio con la nazionale albiceleste: “A 17, era il mio sogno e per sciogliere la tensione mi fecero giocare a calciotennis nello spogliatoio. Funzionò, anche se quando il mister mi chiamò per scendere in campo iniziai a sudare tutto: mai successo prima. Prima della finale di Champions con la Juve, poi, fu impossibile dormire”.