TORINO- I tre moschettieri: Matthijs De Ligt, Manuel Locatelli e Federico Chiesa. E poi ci sarebbe Paulo Dybala, nelle vesti di D’Artagnan. Uno per reparto, con appunto l’argentino a far da raccordo e svariare a piacere, chiamati da Massimiliano Allegri a rappresentare la spina dorsale della nuova Juventus che in teoria dovrebbe riconquistare se stessa, innanzitutto, eppoi il ruolo di dominatrice in Italia che aveva ricoperto per quasi due lustri.
La nuova filosofia di Allegri
Un tempo c’erano (e qualcuno ancora c’è) i vari Giorgio Chiellini e/o Leonardo Bonucci, gli Andrea Pirlo o Miralem Pjanic e/o Sami Khedira; i Carlos Tevez o Mario Mandzukic o Cristiano Ronaldo. Elementi collocati “in cordata” chi in difesa, chi a centrocampo, chi in attacco che garantivano una sorta di continuità. […] Ora, in questa reggenza Allegri 2.0 molte cose sono cambiate. Più ancora che l’organico, è cambiata la filosofia che lo sottende. Adesso c’è la voglia (un po’ per scelta e un po’ per necessità) di puntare sui giovani. E quindi la spina dorsale va costruita e i punti di riferimento vanno forgiati. Ad essi vengono chiesti – oltre a personalità e carisma – anche intraprendenza, spavalderia, brio, sfacciataggine, leggerezza, sfrontatezza. […] Avanti così, al grido di tutti per uno e uno per tutti. Anche se, a ben vedere, Juventus-Fiorentina alla mano c’è un “uno” ancor più per tutti degli altri: ed è Juan Cuadrado in primis. La sua rete salvifica ha ridato serenità e speranza, consentendo ad Allegri di continuare a lavorare sulle nuove fondamenta della Juventus.
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