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Juve-Atalanta 0-1: Zapata stende Allegri, la Champions è più lontana

TORINO – Da Londra a Torino la notte juventina è sempre buia e nell’arco di 96 ore i bianconeri beccano cinque gol da Chelsea ed Atalanta amareggiando un weekend prevedibilmente ricco di chiacchiere e commenti amarognoli. Gira pure male agli ex campioni d’Italia, autori di una prestazione generosa ma solamente nel secondo tempo, con bagliori di presenza sul campo non sufficienti a riprendere una Dea ora a -4 dal primato. La Juventus, invece, scivola a -7 dal quarto posto: tempi sempre più duri in arrivo per Allegri e i suoi giocatori. L’1-0 definitivo è merito di Zapata che nel primo tempo sblocca l’equilibrio approfittando di un errore di Morata in appoggio, con Djimsiti che intercetta e di prima serve il colombiano, De Ligt tiene l’avversario in gioco e il piatto dell’atalantino è un bacio alla traversa. La stessa carezza, però al contrario, che respinge il potenziale 1-1 di Dybala, firmatario di una sventurata punizione al gong della partita. Il pareggio, insomma, sarebbe stato meritato, ma non avrebbe cancellato i dubbi su cosa sarà di questa Juventus.

Quelle distanze

Evidente, per lunghi tratti, la differenza a livello fisico tra le due squadre, un gap già emerso martedì in Champions contro il Chelsea. Meno chiaro il gap tecnico, perché questa è una Dea che probabilmente per scelta ama rannicchiarsi e ripartire con abilità. Eppure basta per vincere in casa della Juve dopo 32 anni, Zapata fa il Caniggia nella Dea di Mondonico e la storia si rinnova per il piacere dei tifosi nerazzurri. Sul fronte bianconero, Dybala fa tutto tranne che il falso centravanti, corre, s’impegna, ha anche un paio di occasioni nel primo tempo ma il mancino lo tradisce. L’Atalanta è la solita avversaria difficilmente malleabile e almeno per un tempo rinnova la sua veste di Dea “dentistica” in pressione costante sulla “carie” altrui, combattuta con trattamento diretto: attacco uomo su uomo con la fascia mal presidiata da Alex Sandro e Rabiot scelta quale ideale punto di ripartenza. A proposito del francese, altra serata assurdamente dimenticabile a dispetto di chi parteggia per lui e vorrebbe sempre vederlo in campo. La Juve preferisce palleggiare, soprattutto lungo la corsia CuadradoMcKennie che sembra poter dare buoni frutti, ma le velleità bianconere si stoppano al limite dell’area: nell’ultimo passaggio – e il tema si ripeterà anche in un secondo più tempo più pimpante da parte bianconera – è una Juventus difettosa e Demiral e soci prendono tutti i palloni o quasi con comodità. Metti pure che De Ligt la passi male a Bonucci con Zapata al varco (l’olandese si ripeterà poco dopo, ancora con il bomber colombiano nell’attesa di un errore) e per poco Freuler non buca Szczesny. La Juventus cerca di rispondere con Dybala che in fase di preparazione è impeccabile senonché al tiro la passa a Musso. Questione di lampi, come quando McKennie serve Chiesa nello spazio ma l’azzurro si fa rimontare da un ottimo Toloi. L’1-0 di Zapata esalta solamente lo spicchio atalantino dello Stadium senza contare che quella dei padroni di casa e una reazione lenta, rabbiosa epperò scomposta e in preda alla frenesia, peraltro neppure così costante, anche perché Dybala per la seconda volta pecca di cattiveria e precisione. Per l’Atalanta, a parte la rete di Zapata, una prova intensa e notevole a livello difensivo, con squilli offensivi più rari e comunque mortiferi. Segno, dunque, di una maturità chiara e indiscutibile.

Fuori gli attributi

Si ricomincia con Bernardeschi al posto di Chiesa che, al gong del primo tempo, si arrende a un guaio muscolare. Allegri conferma il 4-3-3 con il carrarino largo a destra e Dybala libero di giostrare dove più conviene. Ma per una ventina di minuti non cambia nulla dal punto di vista psicologico: il controllo della partita è in mano a chi la sta già vincendo, sui contrasti gli atalantini arrivano sempre per primi, gli errori di marca juventina in fase di uscita palla al piede non si contano. Più che le occasioni, è un momento in cui stuzzicano più i duelli individuali, Toloi (e Demiral) contro un generoso – ma terribilmente solo lì davanti – Morata su tutti. Ai ritmi soporiferi la Juve sembra adeguarsi, il problema è che i bianconeri stanno perdendo e forse non se ne rendono conto. Gasperini sostituisce Pessina con Pasalic mentre lo Stadium urla di tirar fuori tutta la rabbia in corpo, se ce n’è. La reazione alla richiesta dei tifosi c’è in McKennie che si fa anticipare da Djimsiti a due passi da Musso, in un sinistro ringhioso ma impreciso di Dybala e in un diagonale di Rabiot respinto alla grande dal portiere nerazzurro. Intanto Kean aveva preso il posto dell’infortunato McKennie: l’ex Everton se ne sta per conto suo con Morata e la Joya più stretti. Gasperini allora si copre con Palomino in luogo di un buon Zappacosta, ma l’Atalanta ha ormai deciso di rannicchiarsi totalmente nel suo cantuccio. Allegri spara anche l’ultima cartuccia – Kaio Jorge per Morata – quindi Koopmeiners rileva Malinovskyi. La traversa di Dybala è il segno finale di un’altra serata no per la Juventus. La Dea festeggia, lo Stadium ormai non fa più paura a nessuno.

Juve-Atalanta 0-1: statistiche e tabellino

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Buio Juve, festa Atalanta: allo Stadium decide Zapata


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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