TORINO – Sintetizzando: uno arriva in ritardo, l’altro è in anticipo sui tempi.
Partiamo dal ritardatario che ha dovuto scontare non solo la punizione, pure il pubblico ludibrio. «Arthur è arrivato tardi all’allenamento e non sarà convocato. Sono cose che capitano, non un dramma, ma il giorno prima della partita non è giusto arrivare in ritardo. Dalla prossima settimana tornerà in gruppo». Massimiliano Allegri lo dice chiaro e tondo. Senza far drammi, per carità, ma neanche sconti nei confronti di un giocatore che già in passato è stato al centro dell’attenzione per atteggiamenti non esattamente encomiabili, fortunati, esemplari (due incidenti d’auto, un blitz a Dubai che fece discutere.). Atteggiamenti non esattamente esemplari che fanno il paio con un rendimento ben lontano dalle speranze e dalle aspettative che erano inizialmente riposte su uno dei giocatori più valutati della storia della Juventus: 72 milioni di euro nell’ambito dello scambio che ha coinvolto Miralem Pjanic, trasferitosi al Barcellona.
In molti sostengono che il brasiliano non si sia ancora calato nell’ambiente juventino. Al punto che sul futuro bianconero del giocatore comincia a campeggiare un punto interrogativo.
Juve, Locatelli è imprescindibile
Ben diverso, invece, il momento di Manuel Locatelli. L’ex Sassuolo – che pure è arrivato in qualità di fresco campione d’Europa – appariva tendenzialmente bisognoso di un po’ di tempo per fare il grande salto in una big. Eppure ha impiegato poco per rivelarsi ampiamente all’altezza della situazione fino a diventare pressoché imprescindibile.
E’ lo stesso giocatore, emozionandosi ancora, a dare l’idea di quanto possa essere stato stimolante l’impatto con la nuova realtà. «Ho vissuto in particolare due momenti da pelle d’oca da quando sono alla Juve – ha detto Locatelli al canale della Serie A – il primo quando ho firmato il contratto e ho visto la scritta Juventus Football Club, è stato qualcosa di fantastico. La seconda quando sono andato allo stadio e per la prima volta ho visto la mia maglia con il mio numero e il mio cognome, è stata una grande emozione. Ho preso la maglia, me la sono baciata e mi sono detto: Manuel adesso sei qui ed è arrivato il momento di giocare».
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