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Non scordatevi gli infortuni Juve

Parafrasando George Orwell, «tutti gli infortuni sono uguali, ma alcuni infortuni sono più uguali degli altri». Dopo la citazione letteraria che dà un bel tono all’incipit, segue una serie di banalità: la stagione è lunga e logorante, si gioca troppo e il rischio di farsi male va calcolato, la panchina lunga è necessaria per chi ambisce a traguardi importanti.

Il calcio, lo sport in generale, non hanno memoria e vivono in un eterno presente. Basta un refolo di vento a cambiar giudizio e così in una sola settimana il brillante Napoli di Spalletti, che sconfisse la Lazio a suon di gol perché in una squadra forte le riserve valgono i titolari, ne ha presi tre dall’Atalanta rimarcando le assenze pesanti. In tv, nelle radio, sui giornali opinionisti partenopei hanno cominciato quel prevedibile pianto antico che li accompagna ogni anno: “chiagnano” la contemporanea mancanza di Osimhen, Anguissa, Insigne, Koulibaly e non mi ricordo più chi altri, alibi per le brutte sconfitte contro le pretendenti Inter e appunto Atalanta che ne ridimensiona di molto le ambizioni.

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Juve, la probabile formazione di Allegri con il Venezia

E il Milan? Nonostante il primo posto in classifica il pensiero costante va verso l’infermeria sempre più piena. Scuotono la testa i tifosi, sanno che non potrà durare con oltre mezza squadra indisponibile. Ibra non è eterno, i giovani sono inesperti. Due tornei sono troppi, meglio “liberarsi” della Champions e dire addio all’Europa, intanto.

Insomma, se non vinceranno qualcosa di importante, Milan e Napoli saranno ampiamente giustificate dalla situazione sanitaria. Altri si sono lamentati in passato, ma i loro infortuni sono più infortuni degli altri.

E la Juve? Particolari irrilevanti. Inutile ricordare la formazione di Napoli, tanto avremmo perso lo stesso, sostengono gli esperti. Si sono fermati in parecchi e per parecchio tempo: Dybala, sai che novità, Chiesa, ma tanto Allegri non ci crede, Danilo, e vabbé un terzino che vuoi che sia, Morata, per quanto segna, Rabiot, meglio così, McKennie, aveva appena cominciato a giocare decentemente, Bernardeschi, mai stai scherzando e quel De Sciglio che sembrava finalmente in palla. Altri me li sono dimenticati. Spontanea mi sorge allora una domanda: sarà per colpa di questi malanni che siamo solo quinti in Serie A oppure è merito della poca attitudine al lamento che abbiamo superato il girone di Champions al primo posto, persino davanti al Chelesa?


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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