La sua dimora ora è Vicenza, ma il suo passato ha un legame particolare sia con Bergamo che con Torino. Atalanta-Toro non lascia mai indifferente Daniele Fortunato: cinque stagioni da giocatore con la Dea, due coi granata. Avventure nel segno di Emiliano Mondonico, suo padre calcistico. Andavano persino in vacanza insieme, pur di non perdersi di vista per troppo tempo. Insieme hanno condiviso tutto: gioie e dolori del campo, passioni e sofferenze fuori dal rettangolo verde.
Atalanta-Toro è la partita di Daniele Fortunato, per i suoi trascorsi da calciatore. A distanza di così tanti anni che sensazioni avverte a pochi giorni dal match?
«Credo che siano le due società nelle quali sono riuscito a dimostrare meglio il mio valore: ho vissuto anni splendidi da calciatore all’Atalanta, per la quale ho anche fatto il team manager una volta appese le scarpe al chiodo. Al Toro ho il ricordo di due stagioni fantastiche, in cui ho giocato con grande continuità vincendo una Coppa Italia. Un torneo che conquistai anche con la Juve, ma in granata ci sono riuscito da protagonista, in una piazza unica in termini di storia, tradizione e calore. Sono stati anni indimenticabili. E se penso ad Atalanta-Toro mi vengono anche in mente i gol che feci da ex: uno all’Atalanta quando ero al Toro, uno al Toro quando vestivo la maglia della Dea. Esultai, pur con educazione: in quel momento ero solo felice per la mia squadra, io non riesco a capire chi non esulta. È una cosa che va contro la natura di un professionista».
La sua vita calcistica e non solo è legata alla figura di Emiliano Mondonico. Per lei è stato prima un allenatore, poi un collega e infine un carissimo amico. Cosa direbbe Mondo di Gasperini e Juric?
«Se Mondonico fosse ancora fra noi, direbbe sicuramente che i due allenatori che più incontrano il suo stile calcistico e personale sono proprio loro. Sono due tecnici top: si avvicinano al modo di essere del Mondo, che li apprezzerebbe molto. Sono due persone vere, veraci, che non si tengono il cecio in bocca quando serve richiamare tutti all’ordine. E che fanno giocare un grande calcio alle formazioni che guidano».
Le piace Juric? Cosa la colpisce della prima parte di stagione in granata?
«Mi ha impressionato in positivo dopo il pareggio di Cagliari: il Toro aveva avuto più occasioni da gol per vincere la partita, ma lui ammise candidamente che non avrebbe meritato il successo. Anche a Verona e ai tempi di Mantova diceva tantissime cose vere, non è certo la persona che si nasconde dietro ad un dito o che si arrocca dietro agli alibi. Racconta sempre la verità, per questo è un allenatore che va seguito. Oggi il Toro è bello da vedere: è una squadra quadrata e lui ha grandi meriti, perché pur senza grandi individualità sta riuscendo a creare un collettivo straordinario, con ampi margini di miglioramento».
Chi dovrà tenere d’occhio il Toro a Bergamo?
«In questa fase della stagione, in cui l’Atalanta è ancora in corsa per lo scudetto, è giusto che Gasperini punti sui suoi attaccanti: sono loro che in questo momento possono completare il salto di qualità. Zapata e Muriel sono indispensabili, ma io sono innamorato di Ilicic: è un campione, può accendere le partite da un momento all’altro con lampi di genio esaltanti».
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