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Andreazzoli: “Il mio calcio? Quello che studiai a Coverciano. E oggi ho 25 figli…”

Il tecnico si racconta: “Il difficile del mio lavoro è far sentire la squadra più forte di quello che è, per questo nello spogliatoio abbiamo un cartello con scritto ‘Si può fare’. A Roma passai da inadeguato, ma conta il giudizio di chi mi conosce”

Dal nostro inviato  G. B. Olivero

22 gennaio
– Empoli

Al momento dei saluti, dopo un’interessantissima chiacchierata di due ore, rileggiamo ad Aurelio Andreazzoli una sua vecchia frase: “Nel calcio certe volte si viene ricordati più per le stupidaggini che per le cose serie”. La risposta alla conseguente curiosità – ossia per cosa vorrebbe essere ricordato lui – è il meraviglioso compendio della passione e della mentalità di quest’uomo gentile, disponibile e preparato: “Vorrei essere ricordato per aver regalato qualche emozione e per aver lasciato una traccia. Io posso anche salvare l’Empoli, ma che lavoro ho fatto se non ho trasmesso emozioni ai tifosi e agli stessi giocatori?”.


Fonte: http://www.gazzetta.it/rss/serie-a.xml


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