L’uomo che inventò la schedina in un campo di internamento
di Si chiama Massimo Della Pergola, ha inventato il Totocalcio: a lui milioni e milioni di italiani devono un’infinità di sogni declinati nella filastrocca che fa: 1, X, 2. Della Pergola nasce a Trieste, fa il giornalista, lavora anche alla Gazzetta dello Sport. Nel 1938 viene espulso dall’albo. La sua colpa: essere ebreo. Massimo ha 26 anni, è sposato con Adelina e ha un figlio piccolo, Sergio. Cerca rifugio un po’ ovunque, finché gli eventi non precipitano. L’unica cosa che può fare è: scappare. Così scappa e alla vigilia di Natale del 1943 attraversa il confine svizzero. È salvo, ma finisce in un campo di internamento, a Pont de la Morge, nel Cantone Vallese. La vita lì è dura. C’è un’umanità scampata alla morte che sopravvive nel degrado, in attesa che la guerra finisca. È lì che il prigioniero numero 21.915 – utilizzando carta e penna rubate ad un sergente – inventa il Totocalcio. Per inquadrare l giocate 1,2,3 gli sembrava bambinesco. Bocciò anche A,B,C, perché lo riportava ai tempi della scuola. 1-X-2 e così sia. Quando finì la guerra, Della Pergola con due soci fonda la Sisal. Nel maggio del 1946 stampano oltre cinque milioni di schedine. Ma è un fallimento: le giocate sono poco più di trentamila. I milioni di tagliandi inutilizzati finiscono ai barbieri d’Italia, che li riciclano per pulire le lame dei rasoi. Il successo arriva qualche anno dopo, quando tutta l’Italia – uscita dalla guerra – torna a sognare nel nome dell’1-X-2.