MILANO – Non è solo l’euforia di una inattesa vittoria nel derby in rimonta. Stefano Pioli ha davvero creato con l’ambiente rossonero, un’empatia che è qualcosa di speciale. Ma questa sua frase, sicuramente ponderata, apre interrogativi importanti sul futuro del club, oltre che del tecnico. Perché, in assenza di altre indicazioni, diventa un messaggio diretto, quasi una richiesta. Presupponendo, però, che sia fatta chiarezza su quelli che dovranno essere i reali obiettivi agonistici dei rossoneri. Può un secondo posto in campionato, conquistato peraltro all’ultima giornata, essere un buon motivo per legarsi, se non a vita, almeno per un periodo lungo? Sembrerebbe di no, almeno a vedere la storia recente del Milan. Che lo scorso novembre, ovvero cinque mesi dopo la conclusione del campionato che ha riportato il Milan in Champions League, ha sì rinnovato il contratto di Pioli, ma “soltanto” fino al 2023. Nel frattempo, per sperare che il prossimo rinnovo non sia nuovamente annuale, Pioli dovrebbe però dare un segnale concreto. A 56 anni, avendo allenato anche squadre di un certo lignaggio (Lazio, Fiorentina, Inter e ora Milan ) è giunto il momento che riempia la sua bacheca almeno con un trofeo. Domani il Milan riparte dai quarti di finale della Coppa Italia, contro la Lazio, a San Siro. Compito non impossibile, prima di approdare, presumibilmente, ad un altro derby se l’Inter oggi dovesse eliminare la Roma.
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