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Toro, senza Belotti non si può

TORINO – Così come Belotti si è aggrappato gioiosamente al pallone che aveva appena stampato di testa nella porta di Lezzerini, correndo verso il centrocampo illuso di poter ripartire alla caccia di una miracolosa e a quel punto ancora possibile vittoria, il Toro si aggrappa disperatamente a Belotti. Sperando che l’esito di quell’aggrapparsi non sia lo stesso: fregatura con sconfitta (decisa dal tremebondo arbitro Giua) contro il Venezia, ineluttabilità della sconfitta (quasi certificata dalle statistiche nell’era Cairo) contro la Juve. Non che la presenza del Gallo, venerdì prossimo, garantisca un risultato positivo per i granata: buona parte di quelle statistiche umilianti (20 vittorie bianconere negli ultimi 25 confronti; un solo successo per il Toro, quasi 7 anni fa, e Belotti ancora non c’era) si sono aggiornate con lui in campo, segnante o meno. Ma di sicuro, dopo avere (ri)ammirato il piglio del capitano nei 19 minuti più grottesco recupero che lo hanno visto in campo l’altra sera, pensare che una squadra in difficoltà come quella di Juric possa farne a meno proprio nel derby sembra, ora come ora, un assurdo. […]

Belotti ha rianimanto il pubblico

[…] Quando il Gallo ha preso il posto di Sanabria, anzi appena ha iniziato il riscaldamento, il pubblico che sembrava essersi spento si è di colpo rianimato. E la squadra, malgrado la manovra fosse a quel punto improvvisata, si è scossa. Vero che venerdì si giocherà allo Stadium, e quindi l’incidenza del tifo granata sarà ai minimi termini, però questo fattore emozionale non va trascurato. Anche, se non soprattutto, nei muscoli e nelle vene di Belotti. Che avrà pure maturato la decisione di andarsene, da svincolato, per poter coltivare qualche ambizione altrove, ma che di sicuro non ha mai smesso di incarnare l’essenza svilita del sentire e giocare granata. Nessuno come e quanto lui, in questi 6 anni di creste e delusioni; meno che mai in società laddove anzi si annidano le ragioni del suo malessere motivazionale, del suo rifiuto di rinnovare il contratto in scadenza, della sua mancanza di fiducia nelle flebili rassicurazioni di Cairo e sodali. Il tutto al netto di un’offerta di rinnovo talmente ricca (oltre 3 milioni a stagione, più bonus) da far venire qualche dubbio sulla sua effettiva consistenza, visto che mai è stata confermata a parole da nessuno, se non da indiscrezioni di provenienza magari affidabile ma di genesi sicuramente incerta. Indiscrezioni che del resto fanno il paio con quelle che vorrebbero Belotti assai risentito con la dirigenza del Torino, e forse non solo con quella. Non saranno certo sfuggiti, al Gallo, i commenti fortemente criti ci nei suoi riguardi espressi e scritti (sui social) da molti tifosi sensibili alla ragion di stato e di bilancio.

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