Il Napoli è solo settimo in Serie A nel rendimento casalingo. L’ex difensore: “Non è un problema di gioco, ma di produzione”
Quando c’era lui, affrontare il Napoli in trasferta era un’altra cosa. Lele Adani per poco non ha fatto in tempo a incontrare da avversario Diego Armando Maradona, ma è diventato un cultore del mito del ‘Pibe de oro’ e del suo feeling con la gente partenopea. Oggi lo stadio di Napoli porta il nome della leggenda argentina. “E si porta dietro quella mistica particolare”, dice emozionato Adani. Eppure… Se il Napoli non è in testa al campionato, lo deve soprattutto al rendimento balbettante in quello che dovrebbe essere il suo fortino. Già quattro ko, l’ultimo dei quali contro il Milan nella sfida scudetto. “Inaccettabile – continua l’ex difensore, oggi opinionista tv -. Il Maradona deve essere l’arma in più, non un limite”. I numeri non ammettono repliche: 26 punti in casa contro 34 in trasferta, una classifica che vede gli azzurri primi lontano dal proprio stadio e settimi nel campo amico. Non è un caso, anche per Lele Adani. “Il Napoli ormai da un decennio ha uno stile riconoscibile – spiega -. Vuole il dominio del gioco attraverso il fraseggio, occupa la metà campo avversaria tenendo un baricentro molto alto. Ma per come gioca, soprattutto in casa, crea e segna troppo poco. Così a volte subentra un po’ d’ansia, di braccino corto e le cose riescono meno bene”. Non si può dire, però, che in casa manchino le prestazioni. “Dal punto di vista del gioco, solo il Barcellona ha messo sotto il Napoli al Maradona per 90’. E in Italia, l’Inter per un tempo”.