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Juve-Inter, nel Derby d’Italia l’occasione per fare il Dybala

Il dubbio non é amletico ma quasi: Dybala o no Dybala? Interrogativo che soltanto Allegri Massimiliano potrà risolvere. Questione tattica? Questione di salute fisica? Questione tipicamente italiana perché basterebbe sfogliare l’album di famiglia per verificare come la Juventus di Lippi schierasse tre attaccanti, Del Piero, Ravanelli e Vialli, tecnica, chilogrammi, potenza. Ci vorrebbe un po’ di coraggio, ci vorrebbe un po’ di conoscenza e di riconoscenza. Ci vorrebbe meno don Abbondio, meno supponenza, meno spavalderia in conferenza stampa e, finalmente, atti da Juventus che vuole battere l’Inter. Con Dybala, perché questa è la grande occasione, é la partita che l’argentino ha saputo firmare, è il momento di coronare la conclusione di un rapporto con una serie di prestazioni degne del censo di questo talento non definitivamente espresso. Ma il dubbio resta, anzi l’equivoco, perché l’epilogo di questa vicenda è anche l’epilogo di una Juventus alla ricerca di se stessa, consapevole, però, di non poter più essere tale. Perché il mondo cambia, cambia il calcio, cambiano le abitudini e i comportamenti.

Dybala è stata la grande speranza per un club che da sempre ha avuto l’artista tra i propri dipendenti, la genialità del football illustrata da un dribbling, un tunnel, un colpo acrobatico. Gianni Agnelli lo definiva un vizio, si potrebbe ridire capriccio, necessario nella routine che sta rendendo tutto grigio e grigiastro. Juventus-Inter ha dunque un solo probabile protagonista, in tutti i sensi. Dybala potrebbe trasferirsi a Milano ma la notizia, stropicciandosi gli occhi come destandosi da un sonno di tre anni, è Dybala che lascia la Juventus. Per scelta anche sua, per il desiderio di percepire denari più pesanti di quelli già profumati che il club bianconero gli ha garantito e gli ha proposto. Ci fu il tempo in cui qualche romantico e nostalgico lo battezzò Sivorino, accomunandolo ad Enrique Omar, idolo assoluto portato in Italia dal padre di Andrea Agnelli. Paragone azzardato che si spiega con l’origine argentina e quel caracollare furbastro nel dribbling. Ma Sivori fu artista totale, anche perverso, lo testimoniano i suoi gol, le sue mattane. La sua casa di campagna in Argentina si chiamava La Juventus, Omar, accomodato su una poltrona, raccontava l’epoca italiana, poi, di colpo, lasciò la postura: “Quando sento nominare Juventus mi devo alzare in piedi”. Ecco, Paulo Dybala mostri il muso a se stesso, si alzi in piedi e ringrazi questi anni, i migliori della sua vita bianconera.

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Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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