“In Italia mancano i campioni che sono in altri Paesi, in Inghilterra e Spagna. Dopo la pandemia siamo in un momento particolare, con la vittoria dell’Europeo c’era positività, poi ci siamo scollati con il mancato accesso al Mondiale. Non è più il calcio degli anni 70-80, i Presidenti non sono più passionali, non italiani, ma stranieri. Si fa solo business”.
Per combattere i patron stranieri
“I presidenti italiani hanno dimostrato di poter competere, con il lavoro di De Laurentiis e Lotito. Non la vedo bene, vedo tante cordate, interessi particolari, non c’è più amore per questo sport in Italia. Gli interessi sappiamo quali sono, fare soldi e strutture, andare in Borsa. Tutto va a discapito del calcio italiano, poi vengono gli stranieri che sono scarsi. Trascuriamo poi gli italiani, c’è questo sistema da anni, è già diverso tempo, eccetto l’Atalanta, Lazio, Napoli. E’ un discorso particolare, non vorrei andare in profondità perché per me è un male. Sono passionale, mi sono fatto dei nemici, non condivido il modo in cui si lavora in Italia. De Laurentiis un segnale lo ha dato, con la promozione del Bari ad esempio. Vedremo quale squadra molla, anche l’Atalanta adesso ha un potente al fianco. In Italia per competere bisogna avere delle risorse importanti, la passione è quella che è, anche se insieme ai Percassi sono passionali. Per arrivare in Champions è difficile, non so fino a che punto De Laurentiis possa o non possa cederlo. Non voglio dire niente, saprà lui il momento quando cedere o meno”.
De Laurentiis e il Bari
“Bari è una piazza importante, sia a livello culturale che calcistico. Ci sta che possa ripercorrere una strada come quell del Napoli, ma dovrebbe mollare i partenopei. Mollarla è dura, è una città unica nel modo di fare il calcio e di come i napoletani vivono il calcio”.
Scudetto e Napoli-Roma
“Con la Fiorentina c’è stata una battuta d’arresto come le prime in classifica. Il Napoli ci crede ancora, ha ancora la possibilità di aggiudicarsi il campionato, si lavorerà sulla sconfitta con professionalità. Ha un collettivo per crederci fino in fondo, può farcela ma come anche Inter e Milan. E’ tutto da giocare il campionato, credo ci credi ancora anche più di prima”.
Serie A mediocre
“Mediocre. E’ più bello rispetto a quattro anni fa quando la Juve era prima a venti punti dalla seconda. Ora è bello da vedersi, ma è livellato dal basso verso l’alto. La Salernitana stava per vincere a Roma, è abbastanza livellato, non pensavamo fosse così. Ci sono delle battute d’arresto che ti lasciano l’amaro in bocca, gli organici sono importanti ma non completi”.
La Juve
“E’ difficile che la Juve vinca lo scudetto, è partita male dopo tanti anni e vittorie. C’era da pagare lo scotto, la squadra sicuramente si è completata a gennaio con una punta importante, ma è carente specialmente a centrocampo. Allegri è bravo, ha recuperato tanta strada, ma arrivare nei primi quattro è già un bel percorso. Vincere il campionato ho grandi dubbi, le altre dovrebbero perderle tutte”. Poi sullo stile. “Ho fatto una buona carriera, ero abbastanza focoso, non mi va di giudicare. La Juve degli Agnelli ha sempre avuto dirigenti pacati, Nedved è focoso, è criticabile, ma è il suo carattere ed il ruolo lo ricopre in questo modo. Non vorrei offendere nessuno, giudicarlo, personalmente se mi guardo lo specchio feci delle sceneggiate.”
L’exploit di Osimhen
“Osimhen è un grande giocatore, si sapeva quando era arrivato, è uno dei migliori in quel ruolo in Italia. Ha margini di miglioramento, è stato un grande acquisto. Ci credo ciecamente, è uno dei pochi che fa la differenza. Se il Napoli raggiunge l’obiettivo principale, il merito sarebbe gran parte suo”.
Futuro di Dybala
“Per comprendere il futuro di Dybala dobbiamo partire dall’inizio. Quando ero al Palermo, ero ad un passo dal cederlo al Napoli in cambio di Jorginho più un conguaglio di 20 milioni, poi avevo un’offerta di Ausilio da 15 milioni; infine arrivò la Juve con Paratici e Marotta, che offrì 30 milioni cash sul tavolo. I due dirigenti non erano molto d’accordo circa la valutazione del calciatore: Marotta la riteneva eccessiva, mentre Paratici lo voleva a tutti i costi. Sul mancato rinnovo con la Juventus. “È pesata molto la parola dei dirigenti bianconeri, che è venuta meno: a novembre si parlava di determinate cifre per le quali si era tutti d’accordo, mentre a gennaio gli hanno offerto di meno, rimangiandosi la parola data. Non tanto il calciatore, quanto più all’entourage non è andato giù questo cambio di offerta, ed ha provato a stuzzicare l’interesse di alcune squadre europee, tra cui l’Inter. Ad oggi la pista nerazzurra sembra quella più accreditata, ma non escluderei il Tottenham, visto quanto Paratici straveda per l’argentino. Infine non escludo una sua possibile permanenza a sorpresa alla Juve: lui sta bene in città ed anche la sua compagna non vorrebbe trasferirsi. Personalmente, anche se è impossibile, lo vedrei benissimo al Napoli“