TORINO – “Belle parole, poi però non li fa giocare”. Le accuse di ritrosia nel lanciare i giovani sono tra quelle più spesso mosse da opinione pubblica e tifosi a Massimiliano Allegri. Accuse rinfocolate dagli elogi che il tecnico ha riservato ieri alla Juventus Under 19 di Bonatti, per la prima volta semifinalista di Youth League, eliminata ai rigori dal Benfica. Una squadra in cui, ha sottolineato Allegri: “ci sono sette, otto ragazzi che hanno fatto tutta la trafila. Due di centrocampo credo siano cresciuti insieme da quando avevano otto anni e li allenava Riccardo Scirea. Nel settore giovanile il senso di appartenenza è molto importante. I giocatori che arrivano in prima squadra sono per la maggior parte quelli che fanno parte del settore giovanile fin da bambini, sono statistiche che ho visto qui alla Juventus e anche al Milan. Il settore giovanile della Juventus sta facendo un ottimo lavoro, l’allenatore è stato molto bravo”.
Dall’attività di base all’Europa, Miretti guida la baby Juve
Tra esordio e continuità
Quando, però, qualcuno di quei ragazzi darà il proprio contributo alla statistica in questione? In termini di esordio è già successo. Fabio Miretti, uno dei due in bianconero fin dalla Under 8 (l’altro è il difensore Nicolò Savona), e Matias Soulé, tesserato invece a 17 anni, entrambi in campo venerdì contro il Benfica ed entrambi classe 2003, hanno già due presenze ciascuno in prima squadra. E Miretti potrebbe registrare la terza oggi a Sassuolo. Uno e due anni più “vecchi” di loro, Koni De Winter e Marley Aké, colonne della Under 23 di Zauli, hanno totalizzato due e tre presenze, con il difensore belga titolare in Champions e l’ala francese nell’andata della semifinale di Coppa Italia. Diverso il discorso se si guarda a una presenza più costante. Avrebbe potuto forse ottenerla Aké, non fosse stato per l’infortunio muscolare che lo ha fermato a marzo. E ancor più Kaio Jorge, 11 scampoli di partita prima della lesione al tendine rotuleo del ginocchio destro che ha chiuso la sua stagione a febbraio, quando ci si poteva aspettare che il 2002 brasiliano prelevato dal Santos, dopo i primi mesi di adattamento, potesse conquistarsi più spazio (e qualche chance in più magari avrebbe potuto averla anche prima). Tornando ai giovani di Primavera e Under 23, però, c’è una domanda da porsi: per quanto dotati siano di qualità importanti, quanti sono pronti per giocare con una certa continuità nella Juventus? Detto che senza la controprova di un effettivo impiego non si possono avere certezze, il campionato di Serie C dà appoggio ad Allegri, per quanto la Juventus Under 23 si sia qualificata per i playoff e abbia stabilito giusto ieri il proprio record di punti: Soulé, attaccante esterno di vero talento e forse il più invocato dai tifosi, specialmente dopo le due convocazioni nell’Argentina, in 25 presenze ha segnato 3 gol e servito 1 assist. Un po’ poco per pensarlo stabilmente nelle rotazioni dell’attacco della prima squadra. Con 3 gol e 2 assist in 26 presenze ha fatto meglio Miretti, soprattutto tenendo conto che è un centrocampista. Ma in nessuna delle categorie statistiche di Wyscout rientra tra i primi 10 centrocampisti della Serie C. E abbiamo citato due che davvero possono ambire a giocare nella Juventus. Forse, però, per dirla alla Allegri, serve davvero… “‘alma”. Anche perché la pazienza, indispensabile con i giovani, invece latita quando si parla di Juventus e “vincere è l’unica cosa che conta”.
Passaggio obbligato
Tornando alla “‘alma”, ne servirà di più agli altri protagonisti della Youth League e Allegri lo ha fatto capire ieri, con le parole e con i fatti: perché oltre a Miretti per la trasferta di Sassuolo non ha convocato un Primavera, ma Emanuele Zuelli, centrocampista che ha pur sempre 20 anni, ma 32 presenze in Serie C con la Under 23. Quella è la strada: “Un passaggio intermedio molto importante – ha sottolineato il tecnico – perché passare dalla Primavera alla prima squadra è molto difficile e alla Juventus è ancora più pesante. A parte i fenomeni che vanno diretti in prima squadra, ma si parla di uno ogni 100 milioni”. I Foden o i Pedri, per intendersi. Nella Juventus non ce ne sono da anni o non sono stati riconosciuti? Complicato dare risposte certe, mille sliding doors possono indirizzare la carriera di un calciatore, ma chi ha le doti per emergere di solito emerge anche se non viene subito compreso: Nicolò Zaniolo è stato lasciato libero dalla Fiorentina a 17 anni e da Primavera dell’Inter non ha esordito in prima squadra, ma la strada poi l’ha trovata. Se Moise Kean è l’unico giocatore del settore giovanile bianconero nato dalla seconda metà degli anni Novanta in poi a giocare in prima squadra (e l’unico in una delle grandi di Serie A), probabilmente è perché finora è stato l’unico all’altezza. E Allegri lo lanciò a 16 anni.