Se volete, sono due le telenovelas che si stanno dipanando da giorni sul fronte granata: pur diversissime tra loro, ça va sans dire, quanto a contenuti (vogliamo dire sceneggiatura?) e a modalità (le tecniche di ripresa). Una ha per protagonista Andrea Belotti: partendo di una rilettura di Samuel Beckett, “Attendendo Godot”, capolavoro del teatro dell’assurdo. L’altra telenovela ha invece come soggetto, più che come protagonista, Rolando Mandragora. Sterminati i riferimenti in questo caso cinematografici: una partita a carte, una partita di poker, con sul tavolo la figurina del centrocampista napoletano. Il suo cartellino, a essere più precisi.
A una decina di giorni dalla fine del campionato, il Torino è ancora qui che aspetta una risposta da Belotti: il Gallo accetta l’offerta di Cairo per il prolungamento contrattuale? Sì, no? Oppure, nel caso, occorre ancora discuterne? Una risposta, insomma. Non la qualunque. Una risposta precisa. Una risposta. La risposta. Ma tutto tace da giorni. E da venerdì Belotti è anche in Nazionale. Non certo le condizioni ideali per affrontare trattative o discussioni particolarmente lunghe e complesse. Anche per questo il Torino aveva chiesto al Gallo una decisione entro la prima parte della settimana appena conclusa. Ma niente: Belotti ha giocato a nascondino, fino a prova contraria. Una scelta strategica di comodo, si scriveva di nuovo ieri, in attesa di veder meglio svilupparsi l’effetto domino sul mercato delle punte? Plausibile che la ragione del silenzio del Godot granata sia questa. Il quadro, poi, è noto: la Fiorentina ha sondaggiato il Gallo ripetutamente, ha approfondito la questione anche con l’entourage del centravanti, ma per ora è alla finestra. La Roma e il Napoli hanno mostrato un interesse: ma pensando a Belotti da vice Abraham o da vice Osimhen. Sulle tracce del Gallo anche alcune società inglesi e spagnole di medio-alto livello. L’ultima indiscrezione porta al Monaco. Ma, come ben si sa, non è l’estero la soluzione più agognata da Belotti. Ieri sera, poi, si sono allargati nuovi rumours anche su Milan e Inter. Del Diavolo scriviamo da una vita: è la variabile per eccellenza, perché è da parecchio tempo che Maldini segue la vicenda (con anche contatti tra le parti), perché per il Gallo sarebbe un sogno approdare al Milan e perché i problemi fisici di Ibrahimovic rappresentano oggettivamente un problema (per i prossimi 7, 8 mesi, post operazione). […]
E Mandragora? Una partita a poker, si diceva. Lo stato dell’arte racconta che il diritto di riscatto in mano al Torino scadrà il 17 giugno e riporta 14 milioni quale cifra per l’acquisto del centrocampista, di proprietà della Juventus. Il club granata insegue uno sconto pesante. Ben oltre quel milione e mezzo già speso per il prestito oneroso (18 mesi): sarebbe una concessione della società bianconera, nel caso. Ma, a quanto risulta, non è uno sconto giudicato sufficiente dal Torino. Che punta, presumibilmente, ad avvicinarsi il più possibile a quella scadenza del 17 giugno (diciamo verso il 15): sperando, nel contempo, che alla Juventus non giungano offerte concrete per Mandragora da altri club giudicabili interessanti anche dal giocatore (che, al momento, continua a guardare con favore al riscatto da parte del Torino). Se ciò accadesse, la società bianconera ovviamente potrebbe anche rispondere picche al Toro, quanto allo sconto richiesto. E valutare la successiva vendita del centrocampista alla cifra migliore, una volta scaduto il diritto di riscatto granata. Ordunque: è o non è una partita a poker quella che il Torino sta dando l’impressione di voler giocare?
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