Quanto (non) visto a Lens finché non sono entrati in campo Romelu Lukaku e Lautaro Martinez, fotografa bene il perché Beppe Marotta abbia spinto tanto perché l’Inter prendesse pure Paulo Dybala in attacco. Non un capriccio, quello dell’amministratore delegato, ma l’idea, che non è stata colta dalla proprietà, di sfruttare un’occasione per rendere ancor più competitivo l’attacco. Discorso che potrebbe anche filare in una stagione normale, non in questa, resa straordinaria da un Mondiale da giocarsi in pieno autunno. In una stagione ipercompressa, una squadra come l’Inter che ha la giusta ambizione di arrivare in fondo in ogni competizione (come accaduto nell’ultima stagione, Champions a parte), dovrebbe avere cinque attaccanti, con almeno tre di questi titolari perfettamente intercambiabili. Invece, alle spalle della LuLa, ci saranno Edin Dzeko, giocatore con un grande passato e poco futuro davanti per evidenti ragioni anagrafiche (il bosniaco compirà 37 anni il 17 marzo), e Joaquín Correa, sei gol nella prima stagione nerazzurra, due dei quali segnati all’ultima giornata contro una Samp già in vacanza. Considerato che la concorrenza sarà ben più qualificata rispetto all’ultima stagione, toccherà sperare che a Lukaku e Martinez non venga neppure un raffreddore perché il calendario brucerà in tre mesi, dal 13 agosto al 13 novembre, 15 giornate di campionato e le 6 partite del girone di Champions. L’Inter – va detto – nell’ultima stagione ha brillato per la tenuta fisica dei suoi giocatori, merito del gran lavoro a livello di prevenzione fatto dal dottor Piero Volpi, ciò nonostante l’unica strategia per evitare l’imponderabile, è avere una rosa all’altezza e in attacco la coperta sembra già corta, non a livello numerico (in teoria si potrebbe avanzare pure Mkhitaryan) ma per la qualità alle spalle della supercoppia. Qualità che avrebbe portato a piene mani Dybala che – non va dimenticato – per caratteristiche sarebbe stato perfettamente intercambiabile tanto con Lukaku, quanto con Lautaro garantendo a Inzaghi pure la possibilità di schierare l’Inter con il 3-4-1-2. Tutto questo al netto di altri due fattori determinanti: il primo legato alla grande voglia dell’argentino di prendersi una rivincita sulla Juve che l’aveva scaricato, il secondo legato all’opportunità di mettersi in casa un attaccante di proprietà, fatto per nulla marginale considerato che Dzeko va in scadenza, per Lukaku la partita con il Chelsea è ancora tutta da giocare (e, visti i precedenti, il belga è abbastanza labile nei suoi innamoramenti) mentre per Lautaro può sempre arrivare l’offerta irrinunciabile da una grande d’Europa. Visto il quadro, avere in rosa Dybala avrebbe dato ben altro margine di manovra a Inzaghi e a Suning. Però sono state fatte altre scelte. E ora non è più possibile tornare indietro.
in Serie A
Ah, quanto sarebbe servito Dybala: ora e dopo Marotta andava seguito
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