Il Monza si affaccia per la prima volta alla Serie A facendo sua la massima del calabrone, insetto che nonostante sembri non avere le credenziali per volare, siccome non lo sa, si alza dal suolo e vola. Per la terribile matricola biancorossa, pronta a sparecchiare il tavolo delle grandi, arriva anche la forza dai grandi ex. Il passato che tifa, analizza, consiglia. Maurizio Ganz, Walter De Vecchi, Gigi Di Biagio, Paolo Monelli e Francesco Antonioli sono un misto di orgoglio, passione e curiosità verso la squadra che li ha visti crescere e lanciarsi nel grande calcio. Per tutti e cinque, sinonimo di garanzia sono «quei due signori che quando si mettono in testa qualcosa arrivano fino all’obiettivo massimo». Silvio Berlusconi e Adriano Galliani hanno portato un club che vivacchiava in Serie C a sfidare le big della Serie A e potrebbe non essere finita qui. «Nel giro di poco – è certo Maurizio Ganz – il Monza diventerà il nuovo Sassuolo o addirittura la nuova Atalanta e poi ancora chissà… Prevedo qualcosa di grande. Il Monza non va visto come la terza squadra di Milano, ma come una delle tre squadre di Milano».
Affrontare la Serie A da neopromossi è sempre difficile, ma qui stiamo parlando di una neopromossa atipica. Il mercato ha già detto chiaramente le intenzioni della società: Cragno è un ottimo portiere, Pessina un nazionale, Sensi è da grande squadra, ora manca la ciliegina in attacco. Non mi stupirei se magari a fine mercato vedessimo Icardi con la maglia del Monza, sarebbe un bel regalo per tutto il calcio italiano. Anche se l’uomo giusto sarebbe Petagna». Ganz, che giocò a Monza nel 1988-89 dopo essere uscito dal settore giovanile della Sampdoria («in biancorosso eravamo una bella banda di giovani interessanti, c’erano anche Casiraghi, Giarretta, Nuciari») si sofferma volentieri su colui che all’epoca era suo compagno di squadra e ora guida il Monza dalla panchina: «Giovanni Stroppa è allenatore di Serie A. Per il calcio che propone, per aver vinto più volte la B, per la persona fantastica che è. Portando in A il Monza è come se avesse fatto vincere un pezzo di campionato anche al nostro Monza di oltre 30 anni fa».
Walter De Vecchi, quasi 100 partite con il club brianzolo dal 1975 al 1978, fissa l’obiettivo pragmatico: «Come primo anno bisogna ambientarsi alla categoria. Una salvezza divertente sarebbe già un ottimo traguardo. Certo poi gli anni a seguire il Monza è destinato a crescere e competere anche per traguardi più alti. Stroppa ha vinto la B e si è meritato la conferma. Sono convinto che dopo aver già condotto un ottimo mercato, Berlusconi e Galliani gli daranno anche l’attaccante che ancora serve. Questa è una società ambiziosa. Il mio Monza era un club snello nel quale Adriano Galliani era un dirigente entusiasta, sempre in movimento, Giorgio Vitali un ds bravo come pochi, Cappelletti un presidente che ci sapeva fare e Alfredo Magni era il nostro bravo allenatore. In quella rosa c’erano 7-8 giocatori che fecero poi almeno 200 partite in serie A (Antonelli, Tosetto, Buriani, Terraneo, ndr). Vedere adesso il Monza così in alto e così ambizioso mi fa emozionare».
Anche Gigi Di Biagio, biancorosso per tre anni a cavallo tra la fine degli Ottanta e l’inizio dei Novanta, appena sfornato dal settore giovanile della Lazio, ritiene che la salvezza sia «l’obiettivo più giusto per cominciare», anche se «io dico che già così il Monza è da metà classifica. Stroppa allena ormai da 15 anni e sono certo che questo sarà quello della sua consacrazione, se lo merita e non lo dico solo perché è un amico. Con le Nazionali Under 20 e 21 ho allenato Cragno, Pessina, Caprari, Sensi e se prenderanno anche Petagna posso annoverare pure lui: sono prima di tutto uomini intelligenti oltre che ottimi calciatori e questo fa la differenza». Che ambiente si verrà a creare in una piazza che solo cinque anni fa era in Serie D e non è abituata a portare il grande pubblico allo stadio? «Monza e il circondario risponderanno. Quando io indossai quella maglia – continua Di Biagio – per la prima volta avevo 18 anni, mi presero Marotta e Carnevali allora dirigenti biancorossi. Entrai nell’affare Nardecchia, inizialmente ci rimasi male perché dopo una vita nel settore giovanile della Lazio andai al Monza in comproprietà. Ma fu la mia fortuna: in panchina c’era il grande Frosio, l’ambiente era sano, era da poco nato Monzello che ora è un’eccellenza del calcio italiano. Fu ideale potermi mettere in evidenza in una piazza così».
Paolo Monelli è stato uno dei prodotti più celebri sfornati dalle giovanili del Monza, andando poi a formare con Daniele Massaro una coppia d’attacco formidabile: «Debuttai in Serie B a 16 anni proprio nell’ anno (‘78-79, ndr) in cui il Monza arrivò vicinissimo alla Serie A perdendo lo spareggio con il Pescara. Questa promozione è stata la chiusura di un cerchio, 43 anni dopo e con questa proprietà si può sognare ancora. Stanno prendendo giocatori bravi e italiani e questo fa bene a tutto il movimento. Ai miei tempi non essendoci tutti gli stranieri di oggi si poteva anche debuttare in B a 16 anni, anche Massaro, Robbiati e Casiraghi vennero gettati presto nella mischia, società come il Monza, l’Atalanta e il Como puntavano tanto sui settori giovanili anche perché poi potevano rivendere bene». Paolo Monelli, che nella prossima stagione guiderà l’Under 19 femminile proprio del Monza, ha allenato dal 2000 al 2013 il settore giovanile del Monza: «Ho avuto modo di avere con me anche un adolescente Pessina, già serio e concentrato sul calcio a quell’età. Sono contento del suo acquisto e del fatto che sia capitano. Anche se a ma piace molto Caprari, uno dei pochi in Italia che ancora salta l’uomo».
Monzese doc, Francesco Antonioli arrivò al Milan di Berlusconi dopo essere stato plasmato dal settore giovanile biancorosso e da ex portiere, e fino alla scorsa stagione preparatore di numeri uno (era al Cesena) valuta Cragno: «Una garanzia, un grande acquisto, molto esplosivo. A me non dispiace nemmeno Di Gregorio, se resta formano una coppia super. Ho tifato davanti alla tv per questa promozione, un orgoglio enorme per noi monzesi. Credo che la squadra di Stroppa possa tranquillamente puntare a un campionato da metà classifica».