I tifosi della Juve non hanno fatto in tempo a rimirare le prodezze di Angel Di Maria che l’asso argentino si è infortunato e dovrà restare fuori per almeno tre settimane, salvo imprevisti. Dal sollucchero per i colpi sciorinati dal campione del Sudamerica nel debutto con il Sassuolo alla polemica con lo staff dei preparatori di Allegri il passo è stato breve, rammentando il forfeit di Pogba, i problemi di McKennie, lo stop di Szczesny, peraltro brilantemente sostituito da Perin e le lunghissime degenze di Chiesa e Kaio Jorge. Distinguere fra cause di natura traumatica e muscolare è un esercizio doveroso, da eseguire per ricordare ai traumatologi e agli ortopedici del Bar Web che la Juve dispone di uno staff medico e di preparatori di alta qualità. Tuttavia, alla luce della tournée americana effettuata nel luglio scorso, la domanda del giorno è: conviene e quanto conviene cominciare la preparazione alla Continassa, ma sospenderla velocemente per volare oltre Atlantico, salire e scendere da un aereo, giocare partite subito molto impegnative, con il rischio che qualcuno si faccia male subito o poco dopo? Le esigenze di commercializzazione planetaria del marchio sono assodate e comprensibili, ma se poi perdi Pogba e Di Maria, il primo per almeno due mesi e il secondo costretto a saltare Samp, Roma, Spezia e Fiorentina, possono assalirti pensieri preoccupati e preoccupanti. O no?
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