TORINO – Quelli che la maschera non sanno manco da che parte si mette. Ecco, Dusan Vlahovic, fa parte di questa cerchia di persone. Gente che ciò che pensa se lo porta scritto in volto. Troppo grandi le emozioni dentro il suo cuore per riuscire a “gestirle” a livello anche di mimica facciale. Lui, il bomber che trova la pace solo se segna un gol, si trasforma tra il prima e il dopo la rete segnata. Del resto la sua, più che una professione è una missione: meglio per la Juventus, perché chi entra in campo con questa dose di grinta rende sempre al massimo del proprio potenziale. Proprio così e con il serbo non si corre mai il rischio che non avverta la tensione-partita. Appena sente il profumo dell’erba si accende una chimica capace di entrare in modalità squalo affamato ed eccitato dall’odore del sangue. Guardatelo bene in faccia, Dusan Vlahovic, magari grazie a certi primi piani durante le riprese televisive e capirete che tutto ciò che prova esce dal suo sguardo: pronto a virare dal bianco al nero a seconda di quante occasioni da gol gli capitano tra i piedi e di quante, tra queste, riesce a spedire in rete alle spalle del portiere.
Per sua fortuna, poiché la serenità aiuta a essere lucidi e quindi più efficaci, il centravanti della Juventus è riuscito a partire benissimo: una doppietta contro il Sassuolo che ha permesso al bomber e alla squadra di non fallire il primo passo. Anzi, un 3-0 che seppur non impreziosito da un dominio del match e da un gioco effervescente, ha comunque offerto una prova di sostanza e tre punti che se raddoppiati questa sera con una vittoria a Marassi sulla Sampdoria permetterebbero ad Allegri di continuare a guardare alla stessa altezza Inter e avversarie dirette per lo scudetto. Certo, siamo soltanto all’inizio, però perdere terreno è sempre una condizione antipatica, a prescindere dal momento in cui la si vive: inizio, metà o fine campionato.
Tutto su Vlahovic
Sta di fatto che la Juventus del Conte Max punta moltissimo se non tutto su Vlahovic e questo per una montagna di ragioni, una più valida dell’altra. Del resto la squadra è stata costruita intorno a lui, preso lo scorso gennaio dalla Fiorentina per salvare la stagione e quindi la possibilità di entrare in Champions. Acquistato per 70 milioni più dieci di bonus e scelto perchè attaccante ideale nel tipo di gioco che predilige Allegri, in cui l’attaccante deve soprattutto saper finalizzare e cioè metterla dentro, si è ricavato subito uno spazio importante nella considerazione del gruppo bianconero anche se alla fine della scorsa annata, a quarto posto già blindato, è stato costretto a limitare il contributo per un problema border line con la pubalgia. Del resto anche in un collettivo milionario come può essere lo spogliatoio di calcio di una squadra top come quella torinese, la filosofia delle dinamiche relazionali sono le stesse che in ufficio postale, e che sia chiaro, massimo rispetto per chi lavora alle poste. Chi dà tanto, ottiene tanto. E lui, Dusan, quello che non sa manco da che parte si mette la maschera, si sbatte come un leone: in attacco come in difesa quando si tratta di neutralizzare l’offensiva aerea sui calci d’angolo. La palla la cerca con la stessa cattiveria che lo anima in quella avversaria. Particolari che lo hanno fatto diventare un leader di una rosa che nel frattempo ha perso chi lo era di fatto, Chiellini e chi, seppur con declinazione differente, lo stava diventando, De Ligt. Quando lunedì scorso, con il Sassuolo, ha trasformato il rigore, è stato abbracciato e cercato da tutti i compagni con un affetto non in linea con il picco emotivo che l’1-0 sugli emiliani al 25’ del primo tempo avrebbe potuto giustificare. Tutti i compagni sanno perfettamente quanto Dusan soffra se non trova la via del gol e la sua ultima esultanza era ormai datata: rete alla Lazio il 16 maggio, penultima di campionato, con un colpo di testa su assist di Morata.
Contro la Samp con un Kostic in più
Dunque nella partita di questa sera, dove Di Maria a livello di assist per il serbo non potrà concedere il bis per via dello stop muscolare, la Juve giocherà per Dusan e lui cercherà di rispondere alla sua maniera. Senza Di Maria con i suoi assist dalla destra ma con un Kostic in più: titolarissimo e deputato a rifornire dalla sinistra la punta juventina. Se la Juventus, come squadra, avrà stampata sul volto la stessa cattiveria che caratterizzerà l’espressione del numero nove allora le possibilità di tornare a Torino con il massimo della soddisfazione aritmetica – tre punti – saliranno e molto. Dunque, Vlahovic per tutti e tutti per Vlahovic.
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