La notte di Bergamo è amarissima. Perché il risultato lascia l’amaro in bocca: il 3-1 subito è il primo incidente di percorso nel cammino del Toro, ma c’è comunque una bella fetta di prestazione da salvare. Già, perché la squadra nel primo tempo ha ribattuto colpo su colpo all’Atalanta, nella sua miglior versione di questo inizio di stagione. Sicuramente il passivo è pesante, perché gli uomini di Juric hanno fatto tanto per lunghi tratti del match. Pesa come un macigno, ovviamente, l’errore di Ola Aina in area al tramonto della prima frazione: Soppy viene atterrato troppo ingenuamente e dal rigore trasformato dall’indiavolato Koopmeiners la musica cambia. Si è aggiunta, poi, la sciocchezza di Lazaro (travolge Lookman in maniera insensata in area) nel finale: sul 2-1 c’era ancora margine per tentare di raggiungere il pareggio. In campo, poi, il Toro ha scoperto suo malgrado una pericolosa dipendenza, anche perché nessun altro giocatore ha le sue caratteristiche: quella da Samuele Ricci. L’uomo che fa cambiare passo a tutti, che sa tenere i reparti in equilibrio e che riesce a far respirare quando serve. Dai suoi piedi passa l’intera manovra. Al Gewiss Stadium sicuramente Juric ha capito che non può più fare a meno dell’ex Empoli, per il quale c’è da sperare che il fastidio muscolare accusato nel riscaldamento sia solo passeggero.
Vlasic, partita sontuosa
In compenso, menomale che Vlasic c’è. La sua è stata una prova sontuosa: una traversa, un gol annullato nel primo tempo e poi una perla, quel bolide nella ripresa a pochi passi da Musso che riapre la gara. Si capisce perché Juric abbia fatto carte false per convincere la società a prenderlo: sta entrando nei meccanismi di gioco del Toro, la sensazione è che con Radonjic o Miranchuk al suo fianco possa davvero esplodere. Certamente non con Seck (o col nuovo arrivato Yann Karamoh, che deve scalare la montagna dello scetticismo): molto interessante – perché i colpi li ha fatti vedere anche contro l’Atalanta – ma acerbo ed non ancora pronto per un ruolo da protagonista in Serie A. Nessuno aveva dubbi su questo aspetto, ma alla fine è rimasto a Torino perché Dennis Praet non è tornato. La crescita di Vlasic e l’impatto che sta avendo nel campionato italiano stupiscono: già a Cremona si era intravisto un netto passo in avanti da parte del croato, che contro la Lazio non era mai stato in grado di pungere, un po’ come tutto il Toro. Nikola per Juric è una scommessa, che l’allenatore vuole vincere ad ogni costo: al West Ham si stava incupendo, ma gli anni d’oro al Cska Mosca gli sono valsi la chiamata granata. Per rilanciarsi, ma anche per esaltare il lavoro di un gruppo che con lui non teme di rimpiangere Brekalo o Praet.
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