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Juve, Ndour rivale ma bianconero: “Pogba, amore a prima vista”

Appena può, torna nel quartiere di Brescia dove da anni ha messo radici la comunità di africani e marocchini, dove lui è cresciuto, ha iniziato i tirare i primi calci al pallone, è stato visto dal settore giovanile delle rondinelle. Da una dozzina d’anni la sua vita è stata un susseguirsi di emozioni. L’oratorio di San Giacomo, il Brescia, l’Atalanta, il Benfica. Cher Ndour, 18 anni compiuti il 27 luglio, è uno di quei talenti che l’Italia del calcio si è fatta scappare a livello di club, ma per fortuna non ancora per la Nazionale. Mamma bresciana, papà senegalese, la stellina che milita nel Benfica B in Segunda Liga portoghese, e che oggi pomeriggio giocherà la Youth League contro la Juve baby, Cher è da qualche anno un punto di forza delle nazionali giovanili azzurre, ma nel frattempo (come ci svela in anteprima) è arrivata anche la chiamata della nazionale maggiore del Senegal. «Per adesso ho fatto sapere che non m’interessa – racconta il talentino della cantera del Benfica – perché io mi sento italiano al 100% e il mio sogno è debuttare in azzurro anche con la prima squadra». Zoratto, Panìco, Corradi e Bollini sono gli allenatori che con l’Italia l’hanno spronato a dare sempre di più «perché la convocazione di Gnonto dimostra che Mancini tiene d’occhio anche i giovani e la grande occasione può arrivare da un momento all’altro. So che se dovessi dire sì al Senegal la strada in azzurro per me sarebbe chiusa per sempre, ma per adesso non è quello che voglio. Certo, mai dire mai e se nel giro di qualche anno l’Italia non dovesse puntare su di me potrei anche prendere in considerazione l’idea di giocare per la Nazione di mio padre, ma per adesso ho altri pensieri, progetti, sogni». Anche perché dopo gli upgrade San Giacomo-Brescia-Atalanta-Benfica, sempre e solo a livello giovanile, Cher Ndour deve fare il passo più importante, quello di riuscire a entrare stabilmente nel calcio dei grandi. «L’obiettivo è debuttare con la prima squadra del Benfica, mettermi in mostra agli occhi di Schmidt. La serie B portoghese è comunque già un campionato competitivo e sono sicuro che anche lì posso continuare a crescere».

Come mai il trasferimento dal Brescia all’Atalanta?
«Ho giocato con le rondinelle dai 6 ai 10 anni, ma il club della mia città all’epoca non se la passava bene, mi arrivò quindi l’Atalanta che ringrazio per avermi fatto maturare con allenatori come Giordani, Rebba, Di Cintio e Fioretto. Quando arrivò la chiamata del Benfica non potevo dire di no, sono in uno dei settori giovanili migliori al mondo e anche in questo caso i miei genitori, pur consigliandomi per il meglio, mi hanno sempre lasciato l’ultima decisione. Sto benissimo, vivo e gioco e in una città fantastica».

Che il Benfica sia ormai al top con il settore giovanile, l’avete dimostrato vincendo la Youh League nell’aprile scorso dopo aver eliminato la Juventus in semifinale e travolto in finale il Salisburgo (6-0, anche Ndour in gol). Oggi con i bianconeri sarà una sorta di rivincita?
«Sicuramente loro avranno voglia di rivalsa, ma noi siamo concentrati per ripeterci e alzare ancora il trofeo. Quanto alla partita delle prime squadre, il Benfica sta benissimo: tra Primeira Liga e Champions League ha sempre vinto, compresi i due preliminari. Non c’è più quel fenomeno di Darwin Nunes, ma ci sono comunque giocatori fortissimi: Rafa Silva, David Neres, Enzo Fernandez, Gonçalo Ramos, Otamendi, Gilberto, Grimaldo, Vlachodimos e potrei andare avanti… La Juve non sembra stare benissimo, non è partita al meglio ed è già obbligata a vincere questa partita, ma è pur sempre la Juve e ha tanti grandi campioni e molte risorse».

Quella Juventus per la quale iniziò a tifare per Pogba?
«Sì, fu un amore a prima vista. Paul è il mio idolo, spero di rivederlo presto in campo perché giocatori così fanno bene al calcio. Sono tifoso juventino, ma non stavolta perché il Benfica ora è la mia casa e la mia testa e il mio cuore sono per questo club. Sono rimasto anche tifoso del Brescia: quando torno a casa, vado a vedere le partite delle rondinelle al bar o a casa dei miei amici, loro seguono sempre la Leonessa».

Pogba è l’idolo anche per affinità di ruolo?
«Inizialmente ero un’ala, esterno d’attacco. Al Brescia fu Giovanni Valenti, uno dei primi allenatori di Mario Balotelli, a cambiarmi ruolo spostandomi a centrocampo. Adesso mi piace giocare mezzala di sinistra, con propensione all’attacco, oppure trequartista».

Le piacerebbe un giorno tornare a giocare in Italia?
«Certo la serie A è un bel campionato, ma a me piace molto la Liga oltre ovviamente alla Premier. Prima di tornare nel mio paese vorrei continuare il percorso di crescita e giocare in tornei esteri. A partire ovviamente da quello portoghese dove devo ancora debuttare e non vedo l’ora. L’anno scorso ho fatto qualche allenamento con la prima squadra del Benfica e avere davanti Darwin Nunez e gli altri campioni che ho ricordato prima è stata una grande emozione».


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a

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