Mi sembra che siamo giunti alla domanda. I fischi, le discussioni, i titoli portano lì: è giusto tenere Allegri? È il quesito sollevato dopo il Benfica, malgrado – lo scrivo oggi – la Juventus possa recuperare. È finita la festa del gran ritorno alla Juventus, i tifosi per lui, la molta stampa amica ancora più amica. Neppure il Congresso di Vienna portò indietro la storia, non poteva riuscirvi Allegri, che nei due anni di stop ha viaggiato poco e non ha discusso se stesso. Ha anzi estremizzato i toni. Il corto muso, conta solo la vittoria, la crociata contro i nemici della teoria. Ma le cose sono andate sempre peggio. Male lo scorso anno, malissimo in questo, nel quale le prestazioni sono state peggiori dei già pessimi risultati. La domanda sul suo futuro rischia però di essere inutile, tardiva e sbagliata.
È inutile poiché la Juventus ha poche scelte. Allegri prende sette milioni netti all’anno, il doppio al lordo, più staff, più eventuale ingaggi di nuovo tecnico e nuovo staff. Per anni Madama ha pagato due allenatori a stagione, non può farlo nel prossimo triennio con il bilancio in rosso. È tardiva perché la riflessione sulle caratteristiche di Allegri andava fatta a maggio 2021. Lui non fonda cicli, li allunga allentando la tensione. Prima serve l’ossessione di Conte, poi lui, non il contrario. È infine sbagliata dal momento che cambiare getterebbe insicurezza in un ambiente terremotato dalle continue rivoluzioni. E via Allegri, e via Sarri, e via Pirlo. La forza della Juventus è stata sempre la stabilità, persino un po’ grigia, frutto di una straordinaria tradizione e di ragionare in secoli, mai in settimane o giorni. Era una Chiesa, non può trasformarsi in discoteca.
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