TORINO – Hai capito il carrozzone? Un’altra finale di Coppa Italia Lega Pro e una manciata di talenti molto interessanti che stanno emergendo in un campionato durissimo come quello della Serie C. Curioso il destino della Next Gen, la seconda squadra della Juventus che, nel giro di una settimana, passa dall’essere l’oggetto di un’intercettazione dell’inchiesta Prisma alla conquista della seconda finale in tre anni.
L’intercettazione finale
«L’idea che mi sono fatto io è che quello lì è un carrozzone che abbiamo creato… te lo dico fuori dai denti, che abbiamo creato perché non sapevamo più dove mettere i giocatori. Di Fede (Cherubini, ndr) non mi fido per niente sull’Under 23, ha un approccio molto emozionale», diceva Maurizio Arrivabene al direttore finanziario Stefano Cerrato in una conversazione captata dalla Procura di Torino nel 2021 (penalmente irrilevante ma ugualmente diffusa). L’abbiamo letta sabato e oggi stride con il fatto che la Next Gen, creatura di Federico Cherubini, abbia raggiunto la finale di Coppa Italia Lega Pro, sfoggiando fra gli altri un difensore centrale olandese di quasi due metri, classe 2005, Dean Huijsen, che al netto di una spettacolare doppietta al Foggia, sta emergendo come uno dei talenti più interessanti in Europa. Così come stride che, meno di due anni dopo quella chiacchierata telefonica, oggi la Juventus prima squadra possa contare su quattro elementi provenienti dalla seconda squadra (Fagioli, Miretti, Iling Jr, Soule) che contribuiscono in modo, a volte salvifico, alla stagione.
Le cavolate al telefono
Il che impone minimo due riflessioni. La prima: spesso al telefono, chiacchierando con un collega, si dicono un mucchio di cavolate, che prima di diventare prove di un processo dovrebbero trovare riscontro nei fatti e, come minimo, essere vagliate con un dibattimento serio per capirne il reale senso, invece di essere estrapolate dal contesto e trattate come deposizioni giurate. La seconda: la difficoltà di capire il progetto della seconda squadra sta tutto nella fretta che le componenti del carrozzone (quello sì) del calcio italiano mette nel giudicare qualsiasi cosa. Che si tratti di un giocatore, un allenatore, un’idea, una riforma, un sistema di gioco, il giudizio dell’ambiente (dirigenti, giornalisti, addetti ai lavori) viene espresso alla velocità della luce ed è quasi sempre un giudizio definitivo e/o iperbolico (pippa o fenomeno, stupidaggine o colpo di genio, futuro o passato, nessuna via di mezzo).
Salire sul carrozzone
Ebbene, spiace guastare la festa, ma qualsiasi progetto su un settore giovanile ha tempi piuttosto lunghi per dare (o non dare) i suoi frutti e quindi bisogna armarsi di pazienza. Vedere un albero crescere non è uno spettacolo entusiasmante quanto raccoglierne i frutti, ma è un passaggio necessario. E, nel calcio italiano di oggi, ogni centesimo speso nel settore giovanile è un centesimo investito bene, perché – nessuno faccia finta di non saperlo – andiamo dritti verso la povertà e i campioni non potremmo più comprarceli “pronti all’uso“. La speranza di sopravvivenza e competitività del nostro pallone passerà dall’abilità di scouting su mercati più poveri dei nostri e nella capacità di fabbricare i nostri campioni nei settori giovanili. La Next Gen della Juventus inizia a dare i primi frutti, se coltivata bene potrà darne ancora e, soprattutto, creare valore per il club. E a quel punto saranno in tanti a salire sul carro…zzone.