I campioni d’Italia hanno rivoluzionato (tanto) la struttura dirigenziale, toccando pochissimo la squadra. A riprova del fatto che qualche volta i modi di dire abusati nel mondo del calcio hanno una loro profonda efficacia
Si fa un grande ricorso, anche nel mondo del calcio, a frasi fatte e slogan. Io mi impegno e sarà il campo a decidere. In questo ritiro abbiamo lavorato tantissimo. Per arrivare sin qui abbiamo fatto tanti sacrifici. Con questo allenatore (sempre quello attuale… ndr) ci capiamo a meraviglia, è un grande maestro. La miglior difesa è l’attacco. Per finire con il classico “squadra che vince non si cambia”. Già, squadra che vince non si cambia. Esattamente quello che sta succedendo al Napoli. Perché – e questo è veramente strano, curioso e inusuale – la grande rivoluzione c’è stata fuori dal campo. Se n’è andato lo stratega di un meritatissimo scudetto, Luciano Spalletti. E ha salutato anche l’architetto, quello che ha contribuito con le sue intuizioni a piazzare i colpi più interessanti: Giuntoli. Insomma, due grandi novità, alla guida dello staff tecnico e nella piramide della direzione sportiva. Roba, per dirla alla Spalletti, che forse non si era mai vista. Perché dopo un grande trionfo è forte, quasi sempre, la voglia di proseguire il lavoro. Ma se il Napoli ha cambiato faccia in maniera radicale nei suoi “dirigenti”, altrettanto non si può dire della squadra.