L’asso georgiano del Napoli tricolore si racconta alla vigilia del nuovo campionato: “Una città impazzita per lo scudetto: proveremo a vincere ancora…”
6 agosto
– castel di sangro (aq)
D ietro quel sorriso timido c’è la semplicità di un ragazzo normale che vive una condizione eccezionale. A Castel di Sangro, tutto parla di lui: dalle migliaia di magliette col numero 77 in coda all’esterno dello stadio a caccia di un autografo ai manifesti che rendono omaggio al Napoli campione d’Italia. Ma Khvicha Kvaratskhelia non si scompone, non è cambiato di una virgola rispetto al giorno in cui ha mosso il primo passo sul pianeta Napoli. Semmai, è cambiato l’amore del popolo azzurro verso di lui: smisurato, infinito, travolgente. Kvara è stato l’uomo della rivoluzione, un Masaniello del pallone capace di stravolgere ogni tipo di certezza in A. Ha dimostrato che a Napoli si può vincere anche senza Maradona, che in Italia si può dominare anche giocando al Sud, che in Europa si può essere un esempio anche se non hai tatuaggi e il taglio di capelli non segue l’ultima moda. Khvicha è il Normal One per eccellenza. Nella vita privata, si intende. Perché dentro al campo è tutto un altro mondo, fatto di finte, sterzate, tunnel, piroette, assist e gol. Nel ritiro di Rivisondoli c’è la collega/interprete Salome Kharatishvili a fare da ponte tra la nostra curiosità e il magico mondo di Kvara. Che sembra l’amico della porta accanto: un antidivo con gli occhi ancora pieni di sogni e il piacere di stupire.